La Filarmonica Marchigiana e Francesca Dego in concerto

Al Teatro delle Muse di Ancona

Filarmonica Marchigiana e Francesca Dego
Filarmonica Marchigiana e Francesca Dego
Recensione
classica
Ancona, Teatro delle Muse
Filarmonica Marchigiana e Francesca Dego
20 Dicembre 2023

La FORM- Orchestra Filarmonica Marchigiana, insieme alla violinista Francesca Dego, ha chiuso la prima parte della stagione concertistica della Società Amici della Musica “Guido Michelli” di Ancona, associazione concertistica che nel 2024 compirà ben centodieci anni. Dediti solitamente alla musica da camera, gli Amici della Musica occasionalmente ospitano anche concerti sinfonici come quello che abbiamo seguito il 20 dicembre al Teatro delle Muse di Ancona; l’evento era in collaborazione anche con l’Università Politecnica delle Marche.

La FORM è stata diretta da Gaetano D’Espinosa, che ha sostituito all’ultimo momento Michele Spotti, indisposto, e che  ha subito instaurato una buon rapporto di  empatia con l’orchestra. Già nel brano d’apertura del concerto si è apprezzato il suo gesto preciso che denotava il pieno dominio della partitura,  tra l’altro di un brano poco noto.

In  programma infatti una trascrizione per orchestra, a cura di Giulio Castronovo,  dell’ Ouverture in sol minore D668 di Franz Schubert, che conosciamo grazie ad un manoscritto autografo del 1819 per pianoforte a quattro mani. Sia che si tratti dello schizzo iniziale  di una composizione orchestrale oppure di una riduzione per pianoforte di una composizione originariamente concepita per orchestra,  la D668 è l’unica delle ouvertures schubertiane, insieme alla D675, ad avere solo la versione per due pianoforti; da qui l’operazione di Castronovo (che  ha orchestrato anche la seconda ouverture) il quale si è ispirato alle quattro  pièces analoghe di cui esistono entrambe le versioni: le due Ouvertures in stile italiano D592 e D597 e quelle delle opere Fierrabras e Alfonso und Estrella. Il lavoro di trascrizione e “ricostruzione” quindi è stato il più possibile aderente allo stile schubertiano e ha tenuto  conto delle possibilità tecnico-esecutive  degli strumenti del primo Ottocento. Il risultato è in effetti molto credibile, essendone scaturito un brano perfettamente aderente alle tecniche di strumentazione del compositore viennese.

La seconda parte del concerto è stata dedicata a Mozart, con il Concerto per violino e orchestra n. 3 in sol maggiore K 216, protagonista una raffinatissima Francesca Dego, sorridente per tutta l’esecuzione: personalità davvero originale di violinista di cui si sono ammirati l’arcata elegante, la fluidità e morbidezza del suono, e nel contempo la varietà delle inflessioni espressive sempre studiate nei particolari eppure emergenti con naturalezza dal discorso musicale. Il dialogo con l’orchestra, magnetizzata dalla grazia con cui venivano condotti gli archi melodici, è nato con spontaneità. Nei bis la polifonia di Bach e un capriccio di Paganini preso ad una velocità al limite dell’eseguibile, ma fluido e leggero come un niente.

Finale scoppiettante con la settima Sinfonia di Beethoven, all’insegna della gioia del fare musica: D’Espinosa ha diretto con entusiasmo, e nonostante i tempi molto sostenuti, specie nel terzo e quarto movimento, non si sono persi i particolari espressivi e le varietà dinamiche e di fraseggio. La FORM ha dato una buona prova di sé, per l’omogeneità morbida degli archi e la precisione delle emersioni solistiche dei fiati.

Molto caloroso il pubblico, richiamato numeroso a teatro  da questo bell’evento pre natalizio.

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln