La Donna del lago approda al Palasport
Dopo dieci anni d'assenza dai palcoscenici è tornata a Pesaro La Donna del lago una delle prime riscoperte del festival rossiniano
Recensione
classica
L'ex-palazzo dello sport, così vasto e disadorno, non sembrerebbe un palcoscenico a misura di Rossini ma Ronconi ha vinto un'altra volta, dopo la Cenerentola di alcuni anni fa, la difficile scommessa. È vero che la scommessa riguardava ora La Donna del lago, che da una parte gli ha facilitato il compito, perché ha qualche breve momento molto spettacolare (il San Carlo di Napoli primeggiava allora in Europa per la grandiosità degli allestimenti, insieme all'Opéra di Parigi), ma dall'altra parte gliel'ha reso ancora più problematico, perché ha molti lunghi momenti assolutamente statici. Alla spettacolarità provvedevano il lago del titolo (ricostruito illusionisticamente in verticale e attraversato dalla protagonista sulla regolamentare barchetta), il palazzo cadente dei Duglas (visto in spaccato dall'alto, con una vertiginosa visione prospettica) e la reggia di Stirling (che sorgeva dal sottopalco, con effetto questa volta un po' gratuito). Quanto ai momenti statici Ronconi li ha per quanto possibile - dinamizzati facendo irrompere sulla sterminata brughiera movimentati gruppi di bellicosi e semiselvaggi scozzesi, vestiti, anzi svestiti, come Braveheart, con un pizzico d'ironia. Quanto al cast vocale non si poteva pretendere di meglio. Il ruolo del titolo era affidato all'ugola di Mariella Devia, come sempre belcantista da manuale, ma questa volta un po' meno stupefacente del solito, forse perché la parte insiste molto nell'ingrato registro centrale. Juan Diego Florez (Uberto) è perfetto e in più ha il timbro virile e brunito che sembrerebbe utopico in un tenore capace d'arrampicarsi fino in cima al pentagramma con tanta agilità. Non meno virile e brunita la splendida voce contraltile di Daniela Barcellona, perfetta anche fisicamente nei panni del guerriero Malcolm. Molto bene anche Simone Albergini (Duglas). Charles Workman veniva a capo del terribile ruolo di Rodrigo con risultati accettabili, nonostante il ricorso a uno sgradevole falsettone. Fondamentale per l'altissimo esito dell'esecuzione musicale era la direzione di Daniele Gatti, attentissima alle tinte delicatamente preromantiche di quest'opera, nell'estatico lirismo dei momenti amorosi come nella corrusca tensione dei confronti bellicosi.
Note: nuovo all.
Interpreti: Devia, Barcellona, Florez, Workman, Alberghini, Menichetti, Bonfatti
Regia: Luca Ronconi
Scene: Margherita Palli
Costumi: Carlo Diappi
Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Daniele Gatti
Coro: Coro da camera di Praga
Maestro Coro: Lubomír Mátl
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.
classica
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista