La "Carmen" esangue di Plasson

Un allestimento che non riesce né innovativo né illustrativo, con una compagnia di canto volenterosa ma non troppo elegante, e un direttore più intento a smorzare che a sostenere.

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
George Bizet
10 Giugno 2004
Bastano pochi minuti d'Ouverture per capire quale sarà la cifra interpretativa di questa "Carmen": tutto è corretto, pulito, ma tristemente esangue. Plasson sembra non volersi mai abbandonare alla felicità delle melodie e delle visioni di Bizet, come se fosse in perenne fuga da una volgarità che ormai solo lui può vedere. L'orchestra lo asseconda, ma non sempre lo capisce, a giudicare da tanti passaggi dall'accento quasi incomprensibile. La cosa non è solo spiacevole di per sé, dato che la Spagna di Bizet non è una cartolina da cestinare ma un luogo dell'anima trasfigurato, ma anche perché in stridente contrasto con le intenzioni di una compagnia di canto giovane e non di primissimo rango, con un forte bisogno di essere sostenuta e guidata. Il Don José di Walter Fraccaro ha tutte le note di cui il ruolo ha bisogno ma gli mancano finezza di dizione e consuetudine stilistica; almeno, lui riusciva a delineare un personaggio complessivamente credibile, a differenza della Micaëla di Angela Marambo, vocalmente poco adatta e interpretativamente assurda nei panni di una diciassettenne ingenua. Julia Gertseva, promossa al primo cast da un tardivo rifiuto della designata Olga Borodina, non ha scontentato il pubblico, anche se non è certo la Carmen che una prima della Scala meriterebbe. Voce educata anche se non bellissima, fisico e portamento consoni alla mitica gitana, uniti a una grande agilità e a tanta determinazione hanno supplito allo stile ancora imperfetto e alle tante imperfezioni. Il resto della compagnia rifletteva i pregi e i difetti dei protagonisti, con un Abdrazakov vigoroso ma senza charme, i corretti Capitanucci e Introvigne, e una coppia Mercédès-Frasquita fin troppo volenterosa. Piuttosto deludente il nuovo allestimento di Joel, con poche idee, e con una visione che non riusciva né innovativa né illustrativa. Ottimo ancora una volta il coro: "La cloche a sonné" era pieno di sogno e di attesa come poche volte è capitato di sentirlo: fra le poche cose da ricordare di una serata piuttosto arida.

Interpreti: Gertseva, Fraccaro, Marambio, Abdrazakov, Dudziak, Capitanucci, Briand, Introvigne, Di Censo, Fernandez, Castellini, Pagano, Gerber

Regia: Nicolas Joel

Scene: Ezio Frigerio

Costumi: Franca Squarciapino

Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala

Direttore: Michel Plasson

Coro: Coro del Teatro alla Scala. Coro di voci bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio "G. Verdi" diretto da Caiani

Maestro Coro: Bruno Casoni

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar

classica

A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale

classica

A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij