A Jesi due Stabat a confronto
Coro e Orchestra Ghislieri al Festival Pergolesi-Spontini
Serata di grande emozione, sabato 17 settembre, al Teatro Pergolesi di Jesi, con l'esecuzione di Stabat Mater, l’opera forse più nota di Giovan Battista Pergolesi, affiancata dall’ omonima composizione, questa volta una rarità, di Antonio Caldara, compositore veneziano morto nello stesso anno di Pergolesi ma di quarant’anni più vecchio, famosissimo in vita per le sue opere e i suoi oratori e annoverato dopo la morte tra i più eminenti compositori del XVIII secolo. Il concerto, nell'ambito del Festival Pergolesi Spontini, è stato introdotto da Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini, e da Lorenzo Fiordelmondo, sindaco di Jesi e presidente della Fondazione, che hanno voluto dedicare il compianto di Maria ai piedi della croce alle vittime della recente alluvione che ha colpito le Marche. In segno di lutto la programmazione del festival dei due giorni precedenti era stata interrotta.
Dunque due Stabat Mater a confronto, per un evento in collaborazione con Festival MiToSettembreMusica, che insieme alla meraviglia sempre nuova di fronte alla bellezza della musica fanno riflettere sui complessi rapporti tra musica e testo. Dodici sezioni musicali per le venti stanze della sequenza sia in Pergolesi che in Caldara, ma in quest’ultimo una intonazione molto più breve. Differente l' organico, che in Caldara prevede soli, coro e orchestra arricchita di due tromboni, contro quello pergolesiano, più raccolto. Ma ciò che differenzia maggiormente le due composizioni è lo stile compositivo, più orientato al contrappunto e allo stile severo nel compositore veneziano, e più rivolto al linguaggio operistico in Pergolesi.
Ne hanno offerto una esecuzione magistrale il Coro e l’Orchestra Ghislieri, gruppo in residenza permanente al Centro di Musica Antica della Fondazione Ghislieri di Pavia, diretti da Giulio Prandi, grande esperto del repertorio sacro italiano del 1700. Solisti Paola Valentina Molinari, Marta Fumagalli, Raffaele Giordani, Matteo Bellotto. La diversità di scrittura delle due composizioni ha consentito di apprezzare le qualità degli interpreti: nella versione pergolesiana l'intensità delle immagini espresse dal testo e lo spessore genuinamente umano del dolore della madre di fronte alla morte del figlio sono stati resi con grande espressività dalla Molinari e dalla Fumagalli, entrambe bellissime voci capaci di rendere il pathos del testo poetico e le sfumature musicali, sapientemente guidate da Prandi, oscillanti tra il languore delle cadenze, i pianissimi e la concitazione drammatica. In Caldara, di contro, accanto alle due interpreti si sono apprezzate le voci altrettanto belle di Giordani e Bellotto, anche loro valorizzate nella scrittura solistica (come in Flammis ne urar succensus per soprano e basso e nello stupefacente Tui nati vulnerati per tenore e due tromboni) e il perfetto equilibrio del coro, sia in omoritmia che in contrappunto imitativo, mirabilmente condotto insieme all'orchestra.
A fine concerto Prandi, che ha espresso anche lui la propria vicinanza e quella del suo ensemble alla comunità vittima della devastazione, ha voluto presentare uno dei tanti rimaneggiamenti viennesi dello Stabat pergolesiano, la mirabile sezione finale Quando corpus morietur eseguita con lo stesso organico, con i due tromboni, usato da Caldara, a testimonianza della diffusione europea di questa composizione.
Tanti e calorosi gli applausi del pubblico, commosso per la sublimità della musica e l'intensità dell'esecuzione, e per la tragica coincidenza di questo concerto.
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