Intrighi e malinconie del Don Pasquale

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Recensione
classica
Teatro Lirico di Cagliari Cagliari
Gaetano Donizetti
15 Febbraio 2002
Dopo essere andato in scena a Milano e a Bologna l'allestimento del Don Pasquale firmato da Stefano Vizioli è approdato al Teatro Lirico di Cagliari (lo spettacolo è stato anche ripreso integralmente dalle telecamere della RAI e verrà trasmesso nella rassegna televisiva "Palcoscenico" su Raidue). "Don Pasquale è un'opera solo apparentemente gaia. La dicitura dramma buffo utilizzata da Donizetti è a mio avviso molto coerente: l'allegria, la comicità delle vicende del vecchio babbione innamorato e dei suoi intriganti e furbissimi amici non si risolvono nella caricatura. C'è un equilibrio sottile, un senso di velata malinconia che la musica trasmette nei momenti cruciali della vicenda, che non può essere soffocato con l'utilizzo di gags grossolane né, al contrario, con un raffreddamento dell'umorismo. Il pubblico deve sorridere, ma anche riuscire a commuoversi" Questa è la lettura che dà Vizioli dell'opera. Lettura pienamente condivisibile perché Don Pasquale è una commedia borghese, insieme comica e patetica, non riducibile agli stereoticpi dell'opera buffa, e capace di cogliere con sottigliezza la psicologia dei singoli personaggi, a partire dal protagonista. Vizioli, pur ricorrendo ad un repertorio piuttosto convenzionale di gesti e movimenti scenici, ha quindi colto l'ambivalenza delle situazioni, i sentimenti dei personaggi dietro la beffa che hanno tramato, e ha rivolto una sguardo colmo di compassione al vecchio Don Pasquale. Meno sensibile alle venature melanconiche è apparsa invece la direzione di Gérard Korsten (sul podio dell'ottima orchestra del Teatro Lirico) che ha fatto emergere gli aspetti più dinamici e estroversi della partitura, sottolineandone la verve ritmica e rossiniana, facendo correre a perdifiato l'orchestra dietro le velocissime sillabazioni Don Pasquale e Malatesta nella stretta del loro ultimo duetto (una sfilza di 94 note ribattute), trasformando in una giostra di colori l'esilarante coro di servi e cameriere - che era ambientato in una enorme cucina addobbata da prosciutti e salsicce, e popolata da una moltitudine di domestici intenti a cucinare, mescolare, lustrare. Le scene di Susanna Rossi Jost ricreavano un ambiente borghese ottocentesco all'interno di una grande stanza, elegantemente ammobiliata e arredata con una ricca biblioteca e una collezione di busti antichi: ma era una casa concepita come una scatola, sospesa in uno spazio metafisico, a-temporale, con rovine romane sul proscenio e un immenso cielo sul fondale, che appariva anche dietro le porte; una scatola che si richiudeva a vista nel passaggio alle scene d'esterni. Eva Mei nel ruolo di Norina - che cantava la sua "virtù magica" su una spiaggia, sullo sfondo di un mare argentato: uno spazio antitetico a quello chiuso e polveroso di Don Pasquale - ha sfoggiato un fraseggio elegante e una voce duttilissima, creando una miscela perfetta di languore e ironia, di cattiverie e intenerimenti (anche teatralmente, come nel passaggio dalla rabbia del ceffone assestato a Don Pasquale a un repentino moto di compassione). Ben riuscito anche il Don Pasquale di Alessandro Corbelli (che di quest'opera in passato ha anche interpretato il ruolo di Malatesta), che solo ha accentuato un po' troppo i tratti vocali buffoneschi e collerici del suo personaggio. Antonino Siragusa ha interpretato il ruolo di Ernesto con una voce chiara, naturale, affrontando sempre con sicurezza il registro acuto, e mostrano una bella vena malinconica nell'aria "Cercherò lontana terra" all'inizio del secondo atto (introdotta da uno stupendo solo della tromba). Completava il quartetto vocale l'ottimo Malatesta di Roberto De Candia.

Interpreti: Mei/ Ciofi, Corbelli/ Romero, Siragusa/ Botta, De Candia/ Novaro, Gatti

Regia: Stefano Vizioli

Scene: Susanna Rossi Jost

Costumi: Roberta Guidi di Bagno

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico

Direttore: Gérard Korsten

Coro: Coro del Teatro Lirico

Maestro Coro: Paolo Vero

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