Il rock rende giovani
Alvin Lee al Genova Guitar Festival
Recensione
pop
L’anagrafe dichiara sessantasette anni, ben oltre l’età da pensione per rockstar in affanno dichiarata di recente dal Vasco nazionale. Il fisico, la voce, e soprattutto il tocco sulla chitarra, (rossa, e con l’immancabile simbolo pacifista sull’aletta) ne dichiarano una ventina di meno, almeno. Di quale misterioso elisir di lunga vita e buona forma facciano uso certi anziani signori del rock blues molto “british” ascoltati quest’estate a Genova nulla si sa. Sarà la musica stessa, perché quando Alvin Lee, classe 1944 sale sul palco e dice rivolto a una platea con parecchi signori ingrigiti e ingrassati “Let’s boogie on”, il boogie poi arriva davvero, per un paio d’ore tirate: dall’iniziale e programmatica "Rock ‘n’ Roll Music To The World". E pazienza se la miscela è la stessa che ha infiammato in tempi lontani e lontanissimi altre platee, quando Alvin Lee calcava i palchi con i suoi Ten Years After: blues, rockabilly, hard rock melodico, spruzzate di note più rischiose in odore di jazz. Il fido bassista Pete Prichard imbraccia anche il contrabbasso acustico: ed è delizioso rockabilly vintage, "How Do You Do It?", con l’aiuto di un batterista, Richard Newman, che sa tarare pesi e colpi. Poi arriva una scolpita "Love Like a Man", incisa nell’anno di grazia 1970 su un album leggendario, "Cricklewood Green", e c’è spazio anche per un’armonica ringhiosa. Il blues è una poderosa "Sometimes I Can’t Keep From Crying", con un solo da maestro tutto sugli accordi. Finisce in gloria e con standing ovation con "I’m Going Home", il tour de force sempre citato dall’esibizione a Woodstock: forse la parte meno interessante del concerto, perché lì davvero Alvin Lee si presta, con sopportazione, al gioco del reduce.
Interpreti: Alvin Lee, chitarra; Pete Prichard, basso elettrico e contrabbasso; Richard Newman, batteria.
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