Il “Maggio Elettrico” di Suono Giallo e Tempo Reale
Il concerto Osmotic Sound ha proposto pagine di Maurizio Azzan e Daniela Terranova, oltre a un omaggio a Stefano Scodanibbio
Doppio appuntamento nella Sala Regia del Teatro del Maggio, per il secondo anno del “Maggio Elettrico”, una finestra sulle frontiere del repertorio elettroacustico, compositivo e improvvisativo. Diamo conto del secondo concerto, quello del mercoledì dal titolo Osmotic Sound che definisce la cooperazione fra l’Ensemble Suono Giallo e Tempo Reale Electroacoustic Ensemble (TREE). Si sono ascoltati tre brani, due di compositori italiani di ultima generazione, già affermati ed eseguiti anche al di fuori del nostro paese: Maurizio Azzan, Wasteland_underlife (2022) e Daniela Terranova, Velature (2022), e un grande omaggio all’indimenticabile contrabbassista e compositore Stefano Scodanibbio, prematuramente scomparso nel 2012: Avvicinamenti, materiali per improvvisare (2007).
Sappiamo quanto sia importante e cruciale per la programmazione di un teatro il vivo contatto con la contemporaneità, e il Teatro del Maggio per fortuna continua a sembrare attento a proporre in cartellone lavori di compositori viventi o dell’avanguardia storica, insieme a percorsi sulle nuove frontiere. Si applauda questa programmazione.
I primi due brani della serata, entrambi del 2022, vedevano il dispiegarsi di caratteri diversissimi, con esiti altrettanto vari. Nel suo Wasteland_underlife Maurizio Azzan sembra dare suono alle scorie lasciate dalla società contemporanea che infestano l’ambiente. L’uso di preparazioni sugli strumenti e l’impiego di piccoli dispositivi elettronici low-fi – vecchi apparecchi radiofonici, lettori di musicassette – si fondono all’interno di un discorso musicale fra l’installazione sonora e un’articolazione formale più ‘scritta’, a esplorare la vita sotterranea di un mondo in cui artificiale e naturale sono ormai elementi inestricabili. Il compositore presente in sala ci racconta poi come Wastelands sia un progetto più complesso, di sei brani, di cui abbiamo ascoltato il terzo, underlife.
Il vocabolario è affine a quello di installazioni sonore costituite da eventi materici e grezzi, separati da pause vibranti; dice Azzan: «Ingrandire il suono fino a perdere cognizione del suo essere un continuum. Ingrandirne ogni dettaglio per riscoprirlo come evento a sé stante»; queste sue parole sono un punto di partenza, rileviamo, perché l’autore costruisce in questa sorta di paesaggio ‘post-industriale’ una trama di relazioni dense, significative, riverberanti, trattando la materia sonora con gusto, abilità, e non senza solida dottrina compositiva (scuola Ircam): questa entropia bassa e tendente al «grado zero» (ancora Azzan) si anima e impressiona, pulsa nel dialogo fra timbri, strumenti, echi.
Come Wasteland_underlife, il secondo brano è stato composto nel 2022: Velature di Daniela Terranova. L’uso di trasduttori e di mini-altoparlanti nel pianoforte e sulle percussioni rende possibile manipolare elettronicamente il suono prodotto dagli strumenti, amplificare ed espandere la ricerca di una continuità fluida tra suono elettronico e suono acustico. Quasi all’opposto del brano precedente che raggrumava eventi densi e separati fra loro, si ascolta qui un continuum sonoro in registro per lo più acuto e sovracuto. Gli elementi timbrici si articolano generando una trama complessa di interferenze e distorsioni, all’interno della quale gli interpreti giocano parte attiva, con l’intento di esplorare i confini tra scrittura e improvvisazione. Immagini si evocano, forse anche grazie al titolo pittorico: immagini di strati sottili e trasparenti, alternando sovrapposizione e trasparenza dei suoni; con una certa qual esilità, forse meno immediatamente comunicativo del primo, il lavoro destava però interesse per una timbrica chiaroscurata, per la bella perizia con cui sovrappone velando e disvelando strati armonici, nella creazione di texture sonore complesse, e nell'uso di dinamiche sfumate, delicate, tendenti alla polverizzazione.
Il direttore di Tempo Reale Francesco Giomi ha presentato il terzo brano: l’omaggio a Scodanibbio, fenomenale contrabbassista e improvvisatore, Avvicinamenti, materiali per improvvisare (2007). Finalmente l’improvvisazione, vero e proprio paradigma dell'orizzonte musicale di oggi. Una serie di annotazioni musicali scritte prendono vita e si moltiplicano in un'opera in cui il live electronics è uno strumento come gli altri, forse un meta-strumento, nel senso che gioca con gli altri manipolando il loro materiale, ma sempre improvvisando alla pari. Qui il cronista non può non riferire dell’esecuzione emotivamente coinvolgente, dove l’anima di Scodanibbio sembrava evocata: in primis nella presenza centrale del contrabbasso, bordone generatore di buona parte delle idee e dei suoni nella prima sezione, ben presto affiancato con misura e intensità da tutti gli interpreti. Suono che si fa anche guardare, come gesto, con un finale generato dalla percussione fittissima in crescendo indiavolato a trascinare l’ensemble in un climax convulso. Interpreti molto bravi, li citiamo tutti: Andrea Biagini, flauti, Michele Bianchini, sassofoni, Giacomo Piermatti, contrabbasso Laura Mancini, percussioni, Simone Nocchi, pianoforte (Ensemble Suono Giallo), Monica Benvenuti, voce, Francesco Canavese, chitarra elettrica, Simone Faraci, sintetizzatore e live electronics, Giovanni Magaglio, Francesco Vogli, tecnica (Tempo Reale Electroacoustic Ensemble).
La Sala Regia del Teatro del Maggio era piena, il pubblico tributava buon successo al concerto.
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