Il gusto inimitabile delle tre melarance
Eccellente riuscita al Comunale di Firenze per il capolavoro di Prokof'ev
Recensione
classica
Era l'ultimo spettacolo al vecchio Comunale prima del definitivo trasferimento al nuovo teatro, e l'esodo non poteva essere più festoso. L'Amour des Trois Oranges, l'opera americana di Sergej Prokof'ev, si è confermata in tutto il suo scintillio come uno dei capolavori del teatro musicale comico del Novecento, grazie alla grintosa direzione di Jurai Valcuha, alla regia di Alessandro Talevi con scene e costumi di Justin Arienti e Manuel Pedretti, invenzioni scoppiettanti e siparietti all'insegna dei nitidi e coloratissimi Anni Venti, e ad un cast eccezionalmente ben assemblato di cantanti-attori che avevano l'aria di divertirsi quanto noi. La grande riscoperta novecentesca della Commedia dell'Arte è anche all'insegna dell'attorialità, compresi i suoi caratteri più sbrigliati, circensi, funambolici; e allora ecco lo strabiliante Truffaldino di Loix Félix, prestante negli acuti tenorili come nelle capriole, la coppia di maghi antagonisti, buono e cattivo, Celio in frac e Morgana cinta di caschi di banane, di Roberto Abbondanza e Anna Shafajinskaia, la Smeraldina negretta da fumetto di Larissa Schmidt, e si fa torto agli altri a non citarli tutti. Ma ad imporsi in questo riascolto è anche la qualità inimitabile della musica di Prokof'ev, con il suo ritmo comico naturale, con la sua deliziosa linearità, con i suoi girotondi protominimalisti, talvolta con il suo segreto lirismo. Successo ottimo per tutti e teatro pieno, ma, va detto, anche grazie all'acquisto e dono di 650 biglietti di palco e platea da parte del socio fondatore Bassilichi: siamo in una fase delicatissima, attenzione che in questo passaggio non vada perduto il vecchio pubblico !
Note: Foto di Michele Borzoni
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