Il G.A.M.O. per Luigi Nono

Il Festival del Maggio Musicale Fiorentino ha offerto un programma monografico per Luigi Nono

GAMO - Festival del Maggio Musicale Fiorentino (foto Cesare Martignon)
GAMO - Festival del Maggio Musicale Fiorentino (foto Cesare Martignon)
Recensione
classica
Firenze, Sala Regia del Teatro del Maggio
Festival del Maggio Musicale Fiorentino – G.A.M.O.
05 Giugno 2024

Abbiamo già scritto che l’anno dei ricordi per Luigi Nono (1924-1990), cento anni dalla nascita, era iniziato a fine gennaio con l’importante ripresa del Prometeo, opera sua ultima e capitale, a San Lorenzo a Venezia. Mercoledì scorso, al Teatro del Maggio, abbiamo ascoltato il tributo del Festival fiorentino, che ospitava l’ensemble del Gamo (Gruppo Aperto Musica Oggi). Cogliamo l’occasione per sottolineare quanto sia da stimare un Festival che si tiene legato al repertorio contemporaneo, soprattutto per aver dato spazio e voce e suoni al Gamo che di tanta musica di Luigi Nono ha visto la nascita, partecipando a molte sue prime esecuzioni. Il concerto inaugurava la Sala Regia del Teatro come spazio cameristico e contemporaneo, di grande fascino: acustica perfetta e ideale rapporto di vicinanza pubblico-artisti, distribuzione equilibrata dei diffusori acustici in grado di creare quella spazializzazione che fa parte dell’estetica più personale, cara al compositore veneziano. Meritoria la direzione artistica di Francesco Gesualdi e dei suoi collaboratori, su tutti il flautista Roberto Fabbriciani, fra i fondatori dell’associazione e ispiratore di molta scrittura noniana, come si apprende leggendo gli archivi della Fondazione Nono, archivi emozionanti anche per la vivezza dei materiali diaristici. Il programma era un viaggio a ritroso in quattro tempi, partendo da Omaggio a György Kurtág (1983) per finire con Polifonica.Monodia-Ritmica (1951).

Omaggio a György Kurtág (contralto, flauto, clarinetto in si, basso tuba, live electronics) è parso il brano più maturo, sintonico con la poetica del frammento di cui Kurtág è maestro. È già il Nono più originale, fonte di ispirazione per molti compositori della generazione seguente che lavorano sulla ricerca di un suono “altro”, ad esempio al confine tra soffio e suono, con microintervalli e crescendi in pianissimo, e in cui l’elettronica è mirabilmente al servizio di questa ricerca nell’espansione delle possibilità sonore generate dagli strumenti. Fondamentale per tutto il concerto la presenza di Alvise Vidolin, capostipite di una generazione di musicisti dediti all’elettronica e storico collaboratore di Nono. L’archivio del compositore ci informa sulla nascita del brano: durante alcune improvvisazioni di Roberto Fabbriciani, Ciro Scarponi e Giancarlo Schiaffini nello Studio Sperimentale della Fondazione Strobel di Friburgo, con l’ausilio delle apparecchiature elettroniche si era scoperto che suoni dei registri estremi, eseguiti al limite della percettibilità, si avvicinavano moltissimo ai suoni sinusoidali, senza armonici, della musica elettronica. La parte del contralto è apparentata dal “virtuosismo statico” usato sugli strumenti a fiato, una voce che risuona in grande lontananza e spesso non è distinguibile dagli strumenti. Il testo è semplicemente il nome, pronunciato, sussurrato, frammentato, Gy-ör-gy-Kur-tág, dell’amico e sodale ungherese. Esecuzione intensa, calibratissima.

Das atmende Klarsein, fragmente, per flauto basso, nastro magnetico e live electronics (1981) è una versione ristretta dall’originale che prevedeva un ottetto vocale, e ridisegnata da Nono stesso per il flauto basso di Roberto Fabbriciani. Il tema poetico della “Chiarezza che respira” (questo il titolo) nacque da suggestioni di Rilke, Elegie duinesi, e da iscrizioni su antiche lamine rituali orfiche, e anche se in questa versione l’abbiamo ascoltata senza parole, potente era la presenza di Fabbriciani nel dialogare con un altro sé, estraendo effetti che stupivano, dal parlato al suono muto dei tasti. Dal soffio al suono, ancora. Il live electronics un sosia, perfetto “Doppelgänger”: maestria di Nono, di Alvise Vidolin? Forse di entrambi.

GAMO - Festival del Maggio Musicale Fiorentino (foto Cesare Martignon)
GAMO - Festival del Maggio Musicale Fiorentino (foto Cesare Martignon)

...Sofferte onde serene... per pianoforte e nastro magnetico (1976) ancora di qualche anno prima, caro a Nono per la dedica a Marilisa e Maurizio Pollini e lievemente “a programma”, quando dichiara che «…Alla mia casa, alla Giudecca in Venezia, giungono continuamente suoni di campane varie, variamente ribattute, variamente significanti, di giorno e di notte, attraverso la nebbia e con il sole. Sono segnali di vita sulla laguna, sul mare. Inviti al lavoro, alla meditazione, avvertimenti». Il lavoro sulla simbiosi piano-nastro magnetico è notevole, restituito con intensa precisione da Ilaria Baldaccini. Dicevamo dell’elettronica perfetta, non si smentisce in questo brano. Due piani acustici che spesso ‘con-fondono’, annullando l’estraneità meccanica del nastro.

Polifonica-Monodia-Ritmica per quintetto di fiati, pianoforte e percussioni (1951), unico brano senza elettronica del ventisettenne frequentatore di Darmstadt alle prese con la serialità e le furiose ideologie degli anni cinquanta. Brano formalmente e stilisticamente assai legato a quel clima, un primo movimento di contrappunto puntillista per i soli fiati con ricerca di melodie timbriche, secondo e terzo con pianoforte e percussioni a smembrare la trama sottile e polifonica districata. Un’esecuzione mirabile metteva in luce anche tutti i lati immaturi e ad oggi più che datati della scrittura, dando luce intelligente al percorso proposto. Gli eccellenti strumentisti vanno nominati: oltre ai già citati Francesco Gesualdi, Roberto Fabbriciani, Ilaria Baldaccini, Alvise Vidolin, abbiamo ascoltato Patrizia Scivoletto (voce), Giovanni Ricucci, Stefano Franceschini, Mario Barsotti, Michele Bianchini, Paolo Faggi (fiati), Omar Cecchi, Nazareno Caputo, Mattia Ferrante, Dimitri Paci (percussioni). Dagli applausi e dalle idee scambiate con gli appassionati nel dopo concerto abbiamo colto intenso apprezzamento.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Vivo successo del direttore greco e della sua orchestra musicAeterna al Festival Verdi di Parma

classica

Regista e cantanti anglosassoni, direttore coro e orchestra italiani: il risultato è splendido

classica

Festosa kermesse delle voci bianche dei teatri lirici d’Italia al Teatro del Maggio