Il dono di Muti per Verdi
Successo per il Gala verdiano che ha chiuso la “Trilogia d’autunno” di Ravenna Festival replicato a Busseto in favore di Villa Verdi a Sant’Agata
Replica nella sostanza identica per programma e interpreti all’appuntamento che ha chiuso venerdì 22 dicembre la Trilogia d’autunno del Ravenna Festival – tra i cantanti da annotare solo la presenza di Riccardo Zanellato al posto di Ildar Abdrazakov – il concerto tenuto ieri sera nel piccolo teatro di Busseto ha riscosso un deciso successo, sia per l’offerta artistica sia per la valenza simbolica che l’occasione rivestiva.
La giornata bussetana di Riccardo Muti è stata aperta dall’inaugurazione del restauro conservativo – realizzato a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze – della statua bronzea di Giuseppe Verdi che campeggia nella piazza principale del paese fin dal 1913 – quando a svelarla fu Toscanini – e dal posizionamento di due nuove pietre della Strada del Melodramma dedicate una ad Antonino Votto – che fu maestro di Muti – e l’altra allo stesso direttore napoletano, peraltro già cittadino onorario di Busseto dal 1997. Avvenimenti e circostanze più che formali, insomma, suggellate dalla serata concertistica voluta in favore di Villa Verdi a Sant’Agata, residenza in territorio piacentino in cui ha vissuto e lavorato per lungo tempo Giuseppe Verdi, oggi in pratica abbandonata per un contezioso tra gli eredi e recentemente oggetto delle attenzioni del Ministero della Cultura che – oltre alla serie di eventi denominati “Viva Verdi” – ha comunicato qualche giorno fa che la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza ha avviato il procedimento di dichiarazione di pubblica utilità, finalizzata all’esproprio, del complesso di immobili denominato, appunto, Villa Verdi.
Al di là delle iniziative e degli annunci di segno politico-istituzionale – per i quali l’auspicio è che non si incaglino nelle solite secche burocratiche rappresentate dai consueti ricorsi e contro-ricorsi – è stato il segno artistico e culturale impresso dallo stesso Muti al concerto serale che ha coronato questa antivigilia bussetana. Un programma avviato da una Sinfonia da La forza del destino il cui carattere pregnante e stringato ha offerto fin da subito la compatta affinità espressa da un’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” che si conferma plasmata dai più sottili ammiccamenti interpretativi del suo fondatore.
Dopo la verifica da parte di Muti delle condizioni di salute di un componente del pubblico in platea che ha avuto un malore a inizio serata – e che nel frattempo si era ripreso – questa impronta orchestrale ha accompagnato con fedele reattività l’intero percorso concertistico, a partire dalla successiva sortita di Riccardo Zanellato, capace di tratteggiare con solida consapevolezza “A te l’estremo addio… Il lacerato spirito” da Simon Boccanegra. Una successione di brani tratti da opere verdiane che, tra prima e seconda parte del concerto, ha visto ora alternarsi ora incrociarsi le voci di Elisa Balbo, Isabel De Paoli, Rosa Feola, Juliana Grigoryan, Vittoria Magnarello, Luca Micheletti, Riccardo Rados e Giovanni Sebastiano Sala, oltre allo stesso Zanellato.
Tra i momenti più efficaci di un recital nel complesso decisamente riuscito, ricordiamo la Leonora estremamente passionale di Juliana Grigoryan in “Pace, pace mio Dio” da La forza del destino, “O figli, o figli miei!… Ah, la paterna mano” che vedeva Giovanni Sebastiano Sala nei panni di un attento Macduff da Macbeth, oltre a due passaggi tratti da Otello che hanno visto le solide prove di Elisa Balbo nei panni di una equilibrata Desdemona nell’“Ave Maria” e di Luca Micheletti in quelli di un incisivo Jago in “Vanne; la tua meta già vedo… Credo in un Dio crudel”.
Dopo l’efficace brano conclusivo rappresentato dal finale atto primo “Di destarlo per tempo il re m’impose” da Macbeth che – oltre a Giovanni Sebastiano Sala, Riccardo Zanellato, Luca Micheletti, Elisa Balbo, Riccardo Rados e Vittoria Magnarello – ha visto impegnato il solido coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati, Riccardo Muti ha sostituito il “bis” rivendicato dal pubblico entusiasta che gremiva il teatrino di Busseto con una sorta di simpatica ramanzina: «voi bussetani avete il dovere di difendere Verdi, perché lo si calpesta ogni giorno. Per anni, per esempio, si è parlato di far diventare inno nazionale il “Va’, pensiero”, quando si tratta di un coro di un popolo che è schiavo, lontano dalla sua terra, oltre tutto cantato “sottovoce”. È pura ignoranza pensarlo come inno nazionale».
Infine, una promessa: «tornerò a dirigere qui a Busseto, la terra di quel gigante della cultura italiana che è Verdi, e per quell’occasione prepareremo un bis». Ancora applausi.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar
A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij
A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale