I Wiener incantano il Teatro del Giglio

A Lucca unico concerto in Italia per le celebrazioni pucciniane

Wiener Philharmoniker, Wiener Singverein (foto Giorgio Andreuccetti)
Wiener Philharmoniker, Wiener Singverein (foto Giorgio Andreuccetti)
Recensione
classica
Lucca, Teatro del Giglio
Wiener Philharmoniker, Wiener Singverein
29 Novembre 2023

Prolungate standing ovation all’inizio e al termine del raffinato e superlativo concerto tenuto dalla Wiener Philharmoniker affiancati dal coro Singverein della Gesellschaft der Musikfreunde Wien, diretti rispettivamente da Adam Fischer e Johannes Prinz. Ad aprire il programma, la Messa a 4 voci (1880) di Giacomo Puccini, scritta come saggio finale per il conseguimento del diploma all'Istituto Musicale “Giovanni Pacini” di Lucca; la composizione giovanile, in sé, non è un capolavoro: si trasforma quasi in quest’ultimo grazie alla sensibile e accurata esecuzione dell’orchestra e del coro viennesi. Gli impasti timbrici degli strumenti, il perfetto equilibrio dinamico tra coro e orchestra, gli accurati respiri agogici e l’ottima lettura di Adam Fischer, conferiscono all’intera composizione una visione nuova, inedita, capace di mettere in risalto quelle accorte e minuscole miniature orchestrali ancora in nuce nello stile pucciniano, facendo emergere le piccole tessere di un mosaico musicale – tipiche del Puccini maturo - sovente tralasciate in altre esecuzioni.

La parte vocale, però, non si integra con la perfezione dell’orchestra e del coro. Vittorio Grigolo forza l’emissione e spinge fino a stimbrarsi negli acuti, ricorre ad atletismi, e sembra non conoscere bene la parte, poiché il direttore Fischer ha il suo bel daffare nel dare al tenore gli attacchi; in più, Grigolo ‘gigioneggia’ un po’ troppo in eccessivi movimenti non richiesti in quel ruolo, quasi fosse un personaggio teatrale. Massimo Cavalletti è dignitoso e professionale, dal timbro omogeneo quanto basti nei medio-gravi, mentre nelle zone acute tende a tenoreggiare.

Eccezionale pure l’esecuzione del “Libera me”, la parte finale dalla Messa per Rossini (1869) scritta da Verdi a celebrazione della morte del musicista pesarese (13 novembre 1869). Qui, la musica del bussetano prorompe in orchestra in tutta la sua potenza alternata, con sapiente equilibrio, ai momenti più lirici e intimistici, impreziositi dagli ampi respiri e sempre in perfetto equilibrio con il coro che, nei piani e pianissimi, diviene un sussurro dallo spessore emozionante. Pure in questo brano, come nel precedente, l’ineguagliabile cura nella lettura e nella prassi esecutiva, aprono nuovi orizzonti a un ascolto più approfondito, di affascinante e coinvolgente bellezza. Una nota di merito al soprano Alessia Panza, la cui voce corre precisa, le mezzevoci sono ben controllate, l’intensità ha il giusto spessore in equilibrio con orchestra e coro.

Acuta la scelta delle due composizioni: un accostamento in cui si raffigurano l’alfa e l’omega di Giacomo Puccini, considerato l’epigono di Verdi. La Messa del 1880 a indicare la nascita dell’artista, il brano estratto da quella verdiana quale omaggio a suffragio della consacrata arte compositiva pucciniana.

Il concerto al Teatro del Giglio del 29 novembre 2023, unico in Italia e organizzato dal Comitato delle celebrazioni pucciniane presieduto da Alberto Veronesi, rimarrà nella storia del teatro lucchese, poiché mai in passato il Giglio aveva ospitato i Wiener. Ben curato nella forma tipografica ed esaustivo nelle note al concerto curate da Michele Bianchi, il programma di sala.

Unica – se vogliamo – pecca, non aver concesso un pur breve fuori programma al termine del concerto, nonostante l’insistente standing ovation e le reiterate richieste da parte del pubblico.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Dalla Freiburger Barockorchester un’esecuzione di buon livello tecnico ma piuttosto meccanica e uniforme

classica

Trascinante  concerto inaugurale della stagione dell’Orchestra della Toscana, con Diego Ceretta e Frank Peter Zimmermann 

 

classica

Andrea Lucchesini per la Società del Quartetto di Milano ha proposto pagine di Schumann, Chopin e una novità assoluta di Vacchi