Hamlet a lieto fine
Curioso grand-opéra Hamlet di Ambroise Thomas, in scena dal 23 gennaio al Teatro Regio di Torino, perché nella sua fedeltà-infedeltà a Shakespeare regala al protagonista un lieto fine: uccisione di Claudius e successiva acclamazione del Principe di Danimarca come nuovo re.
Recensione
classica
Lo spettro? C'è. "Essere o non essere"? C'è. La pazzia di Ofelia? C'è. La morte di Amleto? Non c'è. Curioso grand-opéra Hamlet di Ambroise Thomas, in scena dal 23 gennaio al Teatro Regio di Torino, perché nella sua fedeltà-infedeltà a Shakespeare regala al protagonista un lieto fine: uccisione di Claudius e successiva acclamazione del Principe di Danimarca come nuovo re. Nonostante la crudele boutade di Emmanuel Chabrier: "ci sono tre tipi di musica:quella buona, quella cattiva, e quella di Ambroise Thomas", Hamlet si ascolta con piacere, si riconoscono "citazioni" verdiane, si apprezzano il solido mestiere e il delicato lirismo, si scopre qualche anticipazione di Debussy. Per raccontare il marcio che c'è in Danimarca il regista Nicolas Joel ha scelto un'ambientazione da film muto Anni Venti in stile "Femmine Folli" di Erich von Stroheim: la corte con feluche e frack, le signore con veletta, la regina con diadema e strascico (i costumi sono di Franca Squarciapino), in un ambiente molto cupo e scuro, reso ancora più tetro dalle colonne nere, mobili ed illuminate che Ezio Frigerio ha ideato per i numerosi cambi di scena. L'unico in stile casual è Hamlet, con dolcevita e pantaloni di velluto nero in puro stile esistenzialista, appena uscito dai Deux Magots. Tra qualche eccesso espressionista (la regina che striscia per terra) e qualche banalità (perché si devono sempre sedere per terra?) la regia di Joel disegna una toccante pazzia di Ophèlie, in un gelido mattino, sola, intenta a strappare le pagine di un libro come se fossero fiori. Sul podio dell'Orchestra del Teatro Regio Emmanuel Joel, pur con qualche eccesso di sonorità, delinea con chiarezza i vari aspetti dell'opera. Protagonista assoluto e autentica rivelazione per il pubblico italiano è il baritono Ludovis Tézier: perfetto nel ruolo di un principe macerato dal dolore e desideroso di vendetta, sarcastico nel celebre brindisi, intimista nell"Être ou ne pas être"; la diafana Ophélie è Annick Massis a suo agio nelle difficili fioriture dell'aria della pazzia. Successo finale e lancio di fiori per Tézier.
Interpreti: Tezier/Mosley, Surjan/Zanazzo, Calamai, Lippi, Cosentino, Schneider/Laho, Massis/Nocentini, Svab, Denize, Di Matteo, Guadagnini
Regia: Nicolas Joel
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Orchestra: Orchestra del Teatro Regio di Torino
Direttore: Emanuel Joel
Coro: Coro del Teatro Regio di Torino
Maestro Coro: Bruno Casoni
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