Gli intermezzi di Scarlatti e Pergolesi a confronto a Spoleto

Il Teatro Sperimentale di Spoleto prosegue la sua riscoperta del patrimonio degli intermezzi comici settecenteschi

Pericca e Varrone
Pericca e Varrone
Recensione
classica
Spoleto, Teatro Caio Melisso
Scarlatti e Pergolesi
11 Settembre 2020 - 13 Settembre 2020

Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto ha dovuto provvedere a qualche aggiustamento al suo programma di quest’anno, ma nel complesso non ha rallentato la sua attività, tutt’altro. L’unica ma dolorosa assenza è stata la nuova opera che ogni anno l’istituzione spoletina commissionava a un compositore italiano. Non si è rinunciato invece all’ormai consueto appuntamento con l’intermezzo settecentesco, nel solco della collaborazione avviata con il Centro Studi Pergolesi dell’Università degli Studi di Milano, che ha avuto il grande merito di avviare una riscoperta sistematica di un genere teatrale in teoria notissimo, ma in realtà rimasto nella quasi totalità a impolverarsi per tre secoli nelle biblioteche, con pochissime eccezioni.

Quest’anno si è riportato sulle scene Pericca e Varrone di Alessandro Scarlatti, rappresentato nell’edizione critica curata da Roberta Mangiacavalli. Composto nel 1714, non è in realtà un vero intermezzo in due parti da rappresentarsi negli intervalli di qualche opera seria, perché appartiene a una fase che precede la nascita dell’intermezzo, allorché le scene comiche di servi o popolani o soldati inserite nelle opere serie cominciarono a essere copiate separatamente, probabilmente perché potevano essere indifferentemente riutilizzate in qualsiasi altra opera: un processo giustificato dal fatto che ormai non erano più strettamente incernierate all’opera di cui facevano parte.

L’irruzione di queste scene comiche in una vicenda d’argomento mitologico o storico aveva la funzione sia di alleggerire l’ascolto sia di rendere meno frigida e paludata la seriosità della vicenda principale. Ma riunire queste scene comiche sparse nell’opera seria ed eseguirle consecutivamente tradisce la loro natura e la loro funzione e il risultato non è felicissimo. Prese singolarmente, queste scene sarebbero forse gradevoli – Alessandro Scarlatti è un grande compositore ma non sembra comunque versato nel genere comico – ma ascoltate l’una dopo l’altra risultano una serie di scene sconnesse, che non delineano dei personaggi né una vicenda. Credo che portarle in scena sia un’operazione interessante più per chi avesse interessi puramente musicologici che per il normale ascoltatore.  

Mettere le scene comiche di Scarlatti a confronto immediato con  la celeberrima Serva padrona di Pergolesi fa capire perché quest’intermezzo abbia folgorato il pubblico al suo apparire sulle scene nel 1733 e sia da allora considerato non soltanto l’intermezzo per antonomasia ma uno dei massimi capolavori dell’opera del Settecento, per la vivacità con cui l’invenzione melodica e ritmica caratterizza i due protagonisti – non più figurine comiche senza spessore ma personaggi veri – e per il ritmo teatrale senza un attimo di rallentamento o sbandamento.

Serva Padrona
La serva padrona

La regia di Andrea Stanisci ha funzionato molto bene in Pergolesi, cogliendo pienamente la teatralità e anche la modernità del suo intermezzo, mentre ha faticato a far prendere il volo alle scene comiche di Scarlatti con idee vivaci e originali ma in definitiva inutili. L’attenta direzione di Pierfrancesco Borrelli ha ben servito sia Scarlatti che Pergolesi, sottolineando quanto legava il primo al teatro barocco ed evidenziando la modernità del secondo. Quanto ai cantanti, Pericca e Varrone non dava modo a Dyana Bovolo e Alfred Ciavarrella di dimostrare quel che potevano fare, tanto che sono apparsi un po’ freddi e rigidi, mentre nella Serva padrona Zuzanna Jeřábková (che si alternava nelle recite con Tosca Rousseau) e soprattutto Luca Simonetti hanno realizzato due personaggi molto vivaci e sorprendentemente veri e moderni, al di là di qualche manierismo settecentesco che anche in Pergolesi sussiste.

Il pubblico, non molto numeroso a causa della normativa anti covid-19, ha riservato a tutti accoglienze molto festose. 

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