Gente in attesa di un futuro obsoleto

Piero Sidoti, cantautore dall’animo teatrale, ospita Giuseppe Battiston al FolkClub

Recensione
pop
Folkclub Torino
06 Novembre 2010
“Surfare tra i fluidi della vita”, predica dal palco del Folkclub Giuseppe Battiston, nei panni di un cinico scrittore “esperto di mondo del lavoro”. “Che poi, questo fluido, sai cos’è? Niente. Proprio niente. L’importante è che la tua massa sia inferiore al niente: parla in continuazione, senza contenuti, e vedrai che per il principio di Archimede la vita ti manderà in alto”. Per fortuna Piero Sidoti, udinese over quaranta, ha scelto di restare qualitativamente denso: il suo esordio sul mercato "Genteinattesa" l’ha sparato subito nell’orbita delle Targhe Tenco, e con quella per il miglior disco d’esordio in tasca si è presentato nel locale torinese in compagnia dell’amico attore. Voce e chitarra, come il cantautorato doc imporrebbe, ma con una fortissima componente teatrale anche nella musica: il timbro profondo con cui dipinge nell’aria indimenticabili personaggi talvolta è quasi recitato, appoggiato sulla base musicale sorretta dal contrabbasso di Nicola Negrini e dai cento strumenti di Piero Ponzo. Sidoti gioca con parole e immagini, ma anche con versi, rumori e accezioni che slittano improvvisamente. I suoi protagonisti aspettano, hanno aspettato, hanno smesso di aspettare: vivono con cani giocherelloni, pregano la mamma di attendere il loro sicuro successo, fanno la vita su marciapiedi ben poco accoglienti, sono orchi che passerebbero le giornate a mangiarsi mille volte la propria principessa. Storie accattivanti, scintillanti, condite da una giusta dose di Sudamerica nelle corde. Sarà pure “una parola obsoleeeeeta”, come sostiene lo spietato Battiston, ma la prima che viene in mente ascoltando Sidoti è “futuro”. Speriamo che Archimede avesse torto.

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