Gang of Four, nostalgia con stile
Allo sPAZIO 211 di Torino l'unica data italiana della band di Andy Gill
Recensione
pop
In duecento si sono dati appuntamento sotto il palco dello sPAZIO211 di Torino per l’unica data italiana dei Gang of Four, gruppo formatosi nel 1977 nello stesso ambiente dell’Università di Leeds da cui mossero i primi passi gruppi quali i Mekons e i Delta 5. Protagonisti di spicco di un periodo creativo davvero esaltante della musica anglosassone, quello comunemente definito post-punk, in tre anni realizzarono due album, Entertainment nel 1979 e Solid Gold nel 1981, due capolavori (soprattutto il primo) di quegli anni e destinati a influenzare decine di gruppi a venire (i primi che vengono in mente sono i Liars, i Rapture e i Franz Ferdinand): durante un breve incontro al termine del concerto, il chitarrista Andy Gill, unico rimasto della formazione originaria, è arrivato al punto di dire, con un po’ di esagerazione, «no Andy Gill, no Red Hot Chili Peppers».
Negli ultimi cinque anni il gruppo ha dato alle stampe due album, Content nel 2011 (con il cantante originario Jon King) e What Happens Next lo scorso anno, ambedue di gran lunga inferiori a quelli del passato, e poco presenti nella scaletta proposta.
Non avrebbe potuto essere diversamente: il pubblico era allo sPAZIO211 per ascoltare quel mix di marxismo e suono metallico, con venature funk, che aveva caratterizzato la musica del gruppo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. E allora tutti a saltare con "Damaged Goods", "At Home Is a Tourist", "Anthrax", "Not Great Men", "Paralysed" e "To Hell with Poverty". È vero, il cantante fa rimpiangere Jon King ma il basso e la chitarra di Gill fanno riaffiorare dalla nebbia del passato ricordi che credevamo ormai perduti. Si deve parlare di operazione nostalgia? Probabilmente sì, ma portata avanti con gusto e stile, quello stile che la chitarra di Andy Gill non ha mai perso.
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