Faust dannato e vincente

Spettacolo, nel suo genere, unico per grandezza e concordia d'interpreti (direttore Ozawa, regista Lepage, cast stellare) e impensabile in condizioni ambientali e teatrali diverse dal futuristico laboratorio Bastille.

Recensione
classica
Opéra National de Paris Parigi
Hector Berlioz
05 Giugno 2001
Anche se non nata espressamente per il teatro, la leggenda drammatica "La Damnation de Faust" di Hector Berlioz si presta magnificamente a essere messa in scena; anzi, di tutte le opere ricavate dal soggetto goethiano è quella più efficacemente teatrale, e non solo per il finale apocalitticamente sulfureo e senza redenzione (chissà se Berlioz avesse conosciuto il Secondo Faust). Della magnifica partitura si ricordano anche da noi eccellenti realizzazioni sceniche (recentemente Cobelli, Ronconi): quella ora passata in archivio alla Bastille di Parigi (sette rappresentazioni esauritissime e accolte con entusiasmo dal pubblico e dalla critica) merita senz'altro di figurare tra le più stupefacenti. Stupefacente anzitutto per lo spettacolo allestito da Robert Lepage (regista ormai di culto in tutto il mondo, solo da noi quasi ignorato), che si giovava delle spettacolari macchinerie della nuova Bastille, tanto priva di aura come sala teatrale quanto in possesso di requisiti sbalorditivi dal punto di vista tecnologico. Lepage ha così potuto realizzare un vero e proprio allestimento multimediale completo, nel quale teatro, cinema, circo e giochi elettronici sono ugualmente presenti e potenziati al massimo grado: ognuno mantenendo le proprie caratteristiche, ma interagendo con l'altro in un fantastico delirio di composita visionarietà. Ma Lepage, oltre a creare uno spettacolo di presa immediata (un po' favola, un po' moralità, ma soprattutto un fuoco di artificio di invenzioni visive e di incredibili sorprese), ha anche un'idea, e quindi spinge la lettura del testo verso un secondo grado più criptico e sofisticato. L'idea è quella dello sdoppiamento, ossia del rispecchiamento di ogni situazione e di ogni personaggio per metà in se stesso, per metà nell'altro. Ma sdoppiamento può voler dire anche moltiplicazione, ed ecco che i piani, non solo visivamente, si complicano, e reiterandosi si prosciugano: per giungere a far coincidere gli estremi della massima concretezza rappresentativa e dell'astrazione metafisica. Il tutto in perfetta sintonia con l'effervescente rincorrersi di trovate della più fiammante tra le musiche di Berlioz. Di tale partitura Seiji Ozawa ha dato una lettura non meno sbalorditiva, anch'essa in equilibrio tra lucidità e visionarietà. Ascoltare Ozawa dal vivo e in un'opera anzichè in concerto è un'esperienza che oggi ha pochi termini di paragone: il "suono" di Ozawa è prima di tutto unico, sorta di crtistallizzazione di morbidezza e asprezza. Ma non meno istruttivo è il suo senso del teatro, la sua bravura artigianale, il suo saper passare dalla terra al cielo con prontezza e naturalezza: portando con sé in volo anche gli ascoltatori. Insomma, un po' Faust, un po' Mefistofele. I quali, come personaggi dell'azione, avevano anch'essi nomi altisonanti e perfettamente intonati alla parte: Giuseppe Sabbatini e José van Dam. Ma ancora più speciale era la presenza di Jennifer Larmore come Marguerite dolcissima e nobilissima (quasi incredibile il clima sonoro in cui Ozawa avvolgeva il suo canto): a lei sono andate le ovazioni più sentite del pubblico. Completava degnamente il cast , nel ruolo di Brander, Clayton Brainerd. Spettacolo, nel suo genere, irripetibile e certamente non concepibile con altri interpreti e in altre condizioni ambientali.

Note: nuovo all. Collaborazione artistica e tecnica di Ex-Machina (Canada); in coproduzione con il Saito Kinen Festival di Matsumoto

Interpreti: Jennifer Larmore, Giuseppe Sabbatini, José van Dam

Regia: Robert Lepage

Scene: Carl Fillion

Costumi: Karin Erskine

Coreografo: Johanne Madore et Alain Gauthier

Orchestra: Orchestra dell'Opéra National de Paris

Direttore: Seiji Ozawa

Coro: Coro dell'Opéra National de Paris; Coro di voci bianche dell'Opéra National de Paris

Maestro Coro: David Levi

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