Elettronica, disco e futurismo
Jean Michel Jarre a Roma con la sua musica e gli effetti scenografici che lo hanno reso famoso
Recensione
pop
Unica data italiana per Jean Michel Jarre, per la prima volta al Parco della Musica di Roma nell’ambito della rassegna Luglio suona bene. Uno spettacolo assolutamente imperdibile per effetti visivi e, naturalmente, per il sound inconfondibile di questo musicista che, dall’iniziale successo – nel 1976 – di [i]Oxygène[/i], ha continuato un proprio percorso sperimentale di non poco interesse. L’artista francese è in fin dei conti una sorta di mediatore all’interno di quel genere che – a grandi linee – può essere definito "synth pop/ambient": che la sua permanenza all’interno del Groupe de Recherches Musicales di Pierre Schaeffer (il pioniere della cosiddetta ‘musica concreta’) abbia lasciato una forte influenza di lui è fuori discussione, ma Jarre è riuscito nel corso degli anni ad avvicinarsi pericolosamente a un genere non distante dalla disco music, senza per questo perdere la propria identità. E l’armamentario di effetti scenografici, luci laser e stroboscopiche a volontà ha in effetti invogliato più di una volta il pubblico romano ad abbandonare la compassata fruizione del concerto per lanciarsi in un dimenamento collettivo (ma niente da fare: tocca restare tutti seduti nell’ampia cavea). Immancabile la presenza di brani da [i]Oxygène[/i] e dai successivi album, fino ad arrivare a quell'[i]Electronica 2: The Heart of Noise[/i] che rappresenta un originale tributo al nostro Luigi Russolo, ma che nel concerto ha giocato sull’impatto visivo delle immagini di Edward Snowden mentre si interrogava sul trattamento dei dati privati di chi naviga in rete. Insomma, Jarre – classe 1948, complimenti per l’agilità – tuttora mantiene con estrema freschezza un’indole da sperimentatore...
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