Due regine a Napoli

Maria Stuarda al San Carlo

Maria Stuarda (Foto Luciano Romano)
Maria Stuarda (Foto Luciano Romano)
Recensione
classica
Teatro San Carlo di Napoli
Maria Stuarda
20 Giugno 2024 - 29 Giugno 2024

Bentornata, Maria Stuarda di Gaetano Donizetti, da giovedì 20 al sabato 29 giugno: al San Carlo mancava dal 2010, ma nel ventesimo secolo si era vista a Napoli solo nel dicembre del 1968. Quando la storia crea questi vuoti, un dubbio sulle ragioni affiora sempre. In questo caso no. Gustosa, drammatica, divisa tra le due regine rivali, pastosità sinfonica e filigrane lucenti, tra bel canto spiegato e delicatezze di antica fattura italiana, l’opera del compositore bergamasco merita tutta di essere riscoperta.   

Nel nuovo allestimento con la Dutch National Opera e il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia, in stile diremo storico, quasi didascalico, di Jetske Mijnssen, con la macchina scenica di Ben Baur e un ottimo cast, tiene avvinti da inizio a fine. Riccardo Frizza, corretto e sicuro, l’ha concertata con tenuta di maturo stampo sinfonico, dove tutte le voci in buca uscivano, guadagnando alla trama compattezza e spessore. Tempi tutti sciolti, duttili come Frizza sa far bene, di impostazione classica dunque senza esperimenti o eccessi. E un plauso all’orchestra del lirico di Napoli, che ha suonato benissimo. Il coro preparato da Fabrizio Cassi da il meglio nell’ultimo atto.

Lei era una dominante Pretty Yende al suo debutto nel ruolo, voce squadrata, monocroma, senza vistose incertezze, ma affettuosa e nostalgica. Aigul Akhmetshina, Elisabetta, di vistoso fascino regale e seduttrice verso il male, tanta scolpitura e accento in talune parole chiave.  Francesco Demuro interpreta Roberto, messo a dura prova nella parte del tenore; accanto Carlo Lepore Giorgio Talbot, possente di voce ed elegante di fraseggio. La regia, quasi ingenua, fin troppo didascalica con l’apparizione della regina bambina, con scena semi vuota, l’interno una grande sala del palazzo di Westminster in prospettiva, appariva diretta e facile da seguire. Tutto descritto con dettagli enfatizzati dai ballerini del Teatro per la coreografia di Lillian Stillwell e oliato a meraviglia dai costumi d’epoca di Klaus Bruns. Molto successo, e molto pubblico, anche internazionale, alla prima.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln