Don Giovanni a Imperia

Buon cast per un "Don Giovanni" dai ritmi alquanto allentati. Il direttore Julian Kovatchev ha puntato essenzialmente su una lettura lirica mentre il regista Francesco Esposito ha dovuto lavorare bsu un impianto scenico fisso rinunciando a momenti di grande coralità.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Giocosa Imperia
Wolfgang Amadeus Mozart
26 Ottobre 2002
Una delle peculiarità del teatro comico italiano di Mozart è la "velocità", la vivacità del ritmo narrativo. Non a caso "Le nozze di Figaro" recano come sottotitolo "La folle giornata". E in "Don Giovanni" il celebre libertino corre a perdifiato verso la sua rovina, inconsapevolmente svolazzando da una gonnella ad un'altra. Nel "Don Giovanni" messo in scena dall'Opera Giocosa, ieri sera, al Teatro Cavour di Imperia nell'ambito di un tour che toccherà nei prossimi giorni Spezia e Savona, il direttore Julian Kovatchev ha dato l'impressione di voler rinunciare, almeno in parte, alla irruenza della narrazione a favore di un atteggiamento più lirico e meditativo. Sul podio della Orchestra Sinfonica di Savona, ha diretto accentuando i contrasti dinamici, ma spesso dilatando i tempi, allentando le tensioni. Ne è sortito un "Don Giovanni" a tratti piacevolmente elegante ed espressivo, talvolta però alquanto appesantito nello svolgimento. Per il cast, l'Opera Giocosa, proseguendo in una politica seguita da anni, ha puntato essenzialmente su giovani. Piero Terranova è stato un Don Giovanni scenicamente convincente e vocalmente apprezzabile. Irruente in "Fin ch'han dal vino", ha regalato una raffinata serenata "Deh vieni alla finestra" cantata a mezza voce con ineccepibile gusto. Bella presenza scenica ha evidenziato anche Massimiliano Gagliardo, un Leporello simpatico con un ampio margine di maturazione sul piano vocale. Qualità interessanti possiede Francesco Meli un ineccepibile Don Ottavio, dalla voce morbida e dalla emissione elegante: calorosi gli applausi a "Dalla sua pace" risolta con lodevole sensibilità. Il settore maschile era completato da Filippo Bettoschi, un buon Masetto. Brigitte Jager è stata una Donna Anna più lirica che drammatica, capace tuttavia di ottime soluzioni espressive: si pensi al racconto della violenza subita e alla splendida aria "Or sai chi l'onore". Brava Natalia Uschakova in Donna Elvira e bravissima Linda Campanella in Zerlina. Il complesso corale (di Casale Monferrato e di Alessandria) era diretto da Gianmarco Bosio. Il regista Francesco Esposito ha dovuto fare i conti con lo spazio limitato del palcoscenico e con l'esigenza di lavorare su una scena fissa. Questo ha forzatamente limitato le azioni, ad esempio il finale del primo atto (la festa, davvero impoverita) e il banchetto: in entrambi si è fatto a meno di complessi strumentali in palcoscenico. Alcune scelte sono parse comunque efficaci a delineare situazioni e caratteri ("Madamina", la serenata a Donna Elvira con il travestimento), anche se non si è capita l'idea di fare di Donna Elvira una sorta di alcolizzata con la bottiglia sempre in mano.

Interpreti: Terranova/Grassi, Jager/Longo, Meli/Mavrak, Tonini/Rinaldi Miliani, Uschakova/Greggio, Gagliardo/ Djambazian, Campanella/ Valeri, Bettoschi/ Pestarino

Regia: Francesco Esposito

Scene: Italo Grassi

Costumi: Italo Grassi

Orchestra: Orchestra Sinfonica di Savona

Direttore: Julian Kovatchev

Coro: Casale Coro, Coro M. Patero

Maestro Coro: Gianmarco Bosio

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