Bologna western

Il Teatro Comunale apre la nuova stagione al Comunale Nouveau con un riuscito allestimento de La fanciulla del West di Puccini

La fanciulla del West (foto Andrea Ranz)
La fanciulla del West (foto Andrea Ranz)
Recensione
classica
Bologna, Comunale Nouveau
La fanciulla del West
24 Gennaio 2025 - 30 Gennaio 2025

L’onda lunga delle celebrazioni pucciniane supera l’argine del 2024 e investe anche questo inizio di 2025. Almeno a Bologna, dove il Teatro Comunale, anche in questa annata confinato nello spazio fieristico del Comunale Nouveau, sceglie come titolo di apertura La fanciulla del West, opera “western” mai troppo presente nei cartelloni dei teatri lirici. Solo a Bologna, l’opera mancava dal 1989. 

Il taglio cinematografico di quest’opera pucciniana si adatta perfettamente al palcoscenico largo e basso, si può dire in cinemascope, del Comunale Nouveau. Costumi e le scene di Gary McCann non contraddicono l’ispirazione western della vicenda della “fanciulla” Minnie fra cercatori d’oro della California e banditi messicani nei tre ambienti costruiti con molto legno per i tre atti: un classico saloon per il “Polka” nel primo, la capanna di Minnie nel secondo e una selva molto stilizzata e molto oscura (che, purtroppo, impedisce la vista delle cime innevate dei “bei monti della Sierra”) nel terzo. Anche la regia, non particolarmente inventiva, di Paul Curran non si concede praticamente alcuna licenza rispetto a una vicenda, che continua a funzionare a patto che non venga stravolta la sapienza teatrale della sua costruzione drammaturgica.

La fanciulla del West (foto Andrea Ranz)
La fanciulla del West (foto Andrea Ranz)

Sta tutto nella musica, tuttavia, il pregio maggiore di questa produzione. Vera rivelazione è il direttore Riccardo Frizza, alla sua prima Fanciulla, la cui orchestrazione originale e raffinatissima fa risaltare in tutta la sua ricchezza di scrittura ben innestata nel Novecento musicale europeo, anche grazie alla prova maggiore dell’Orchestra del Teatro Comunale. Non meno di valore è anche la capacità di Frizza di restituire all’ascolto il senso profondamente teatrale dell’ispirazione pucciniana, che fa accettare anche un certo eccesso di enfasi e patetismo italico che non risparmia il lontano West. 

Debuttante nel ruolo è anche Carmen Giannattasio, primadonna assoluta (e praticamente unica) in un universo maschile, autentico punto di forza del nutrito cast. Minnie è un ruolo che mette a dura prova le capacità dell’interprete ma Giannattasio sfodera una grande sicurezza vocale, acuti poderosi e un fraseggio vario e sempre curato. Al suo fianco, Angelo Villari è un Dick Johnson dalle ottime qualità vocali ma convince davvero soprattutto nel trasporto drammatico del secondo atto, mentre Claudio Sgura è un vocalmente autorevole Jack Rance che ha il pregio della misura. Nella selva dei comprimari, si fanno notare il Nick di Paolo Antognetti, il Joe di Cristobal Campos Marin, il corposo Sonora di Francesco Salvadori e il torvo Ashby di Nicolò Donini, ma riuscita è anche la prova di Eleonora Filipponi nel cameo (poco politicamente corretto col metro contemporaneo) di Wowkle. Incisivi e pertinenti gli interventi del Coro del Teatro Comunale preparato da Gea Garatti Ansini. 

Pressoché esaurita la grande platea del Comunale Nouveau alla penultima recita. Caldi applausi per tutti.

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