Beethoven “italiano" a Firenze

Formidabile cinquina dei concerti pianistici con Gabriele Carcano, Jin Ju, Filippo Gorini, Mariangela Vacatello e Pietro De Maria con l'Orchestra Giovanile Italiana, per l'inaugurazione della stagione degli Amici della Musica di Firenze al Teatro della Pergola.

Gabriele Carcano
Gabriele Carcano
Recensione
classica
Teatro alla Pergola, Firenze
Maratona Beethoven
10 Ottobre 2021

Gli Amici della Musica di Firenze, nati nel 1920, e che l'anno passato avevano dunque dovuto rinunciare ad un ricco cartellone da centenario, sembrano proprio intenzionati a rifarsi. Sabato alla Pergola, purtroppo a pubblico ancora contingentato, hanno ospitato l’Orchestra Giovanile Italiana in una lunga maratona pomeridiana dedicata ai concerti per pianoforte di Beethoven. Senza direttore: ognuno dei solisti ha poi avuto la sua modalità di relazione con l'orchestra, dal vero e proprio dirigere in piedi, ai comandi esteriormente pressoché  assenti, ma evidentemente attuati e funzionanti. E l'Ogi ne è uscita benissimo sempre, anche dove i subentri al solista, gli accompagnamenti, i passaggi fra episodi e movimenti erano più insidiosi, proprio in virtù della ricchezza di invenzioni agogiche e metriche, di transizioni meravigliosamente vive e sorprendenti, di cui è innervata la musica di Beethoven. Merito da attribuire all'O.g.i. tutta e in particolare alle due giovani spalle, Chiara Rollini e Miriam Campobasso. In ogni caso questo concerto, con solisti di rango e sperimentatissimi ma con un'orchestra giovane (giovane davvero perché periodicamente rinnovata con nuovi bandi) e, sulla carta, inesperta, ha dimostrato ancora una volta che senza direttore si può fare una quota molto consistente del repertorio, e questo ormai si sa, ma anche che in questa autogestione di natura cameristica può venir fuori qualcosa di più rischioso, sì, ma anche di più palpitante. A questo si aggiungeva il fascino di un Beethoven “italiano”, giacché oramai consideriamo tale anche Jin Ju, nata a Shangai. I cinque solisti appartengono ad una generazione cosmopolita per formazione e carriera, in cui si sono  attenuati antichi  concetti di “scuola” e/o impronta nazionale, e forse non si riconosceranno in questa nostra definizione, eppure questo Beethoven luminoso, agile, ricco di rettilinea eloquenza e, al caso, di scatto e potenza, ci ha richiamato tanti antichi ascolti, dal Quartetto italiano al giovane Pollini. Poi naturalmente c'era l'impronta personale, e chi tra Fiesole (presso la cui Scuola di Musica la Giovanile Italiana ha sede) e Firenze ha coordinato il progetto è stato bravo, assegnando i concerti, in un ventaglio assai interessante di talenti e peculiarità, su tutto ciò che Beethoven può dare e ispirare, e soprattutto rendendo chiara anche l'evoluzione impressa dal Titano al genere del concerto pianistico, giacché giustamente si seguiva l'ordine dal Primo al Quinto. Poche parole dunque per lodare il nitore e la lucentezza di dettaglio di Gabriele Carcano e Jin Ju nei due concerti di derivazione settecentesca, Primo e Secondo, lo spartiacque tragico e tormentato del Terzo affidato a Filippo Gorini, la calda eloquenza in una chiave già quasi romantica del Quarto affidato a Mariangela Vacatello e lo slancio imperiale e potente del Quinto con Pietro De Maria. Successo calorosissimo. Da ricordare il telegramma di felicitazioni per la centenaria attività pervenuto dal presidente Mattarella e letto prima del concerto dal presidente degli Amici Stefano Passigli.   

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