Gatti: tributo a Wagner

Milano: con la Filarmonica della Scala

Daniele Gatti
Daniele Gatti
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Gatti e la Filarmonica della Scala
24 Marzo 2025

Dopo la Decima di Mahler a febbraio per la stagione sinfonica della Scala, Daniele Gatti torna per la Filarmonica con un programma per nulla ovvio. In prima battuta Langsamer Sats di Anton Weber, nella versione per orchestra d'archi (firmata da chi, non è dato sapere dal programma di sala), che permette di esaltarne il cromatismo e la forza dirompente. L'organico, con una spalla di eccezione come Carlo Parazzoli (orchestra di Santa Cecilia), ha subito dato prova di elasticità e compattezza. Di seguito Frank Peter Zimermann, solista per il concerto per violino di Alban Berg "Alla memoria di un angelo", ne è stato l'interprete ideale per musicalità e forza drammatica, specie nell'Allegro. Composto in memoria di Manon Gropius (figlia di Gropius e Alma ex Mahler), deceduta diciottenne nel 1835, il concerto è doppiamente segnato da un'aura funebre, perché la prima esecuzione è avvenuta dopo pochi mesi dalla morte del compositore. E questa mestizia è affiorata con prepotenza in ogni momento. Dopo i lungi applausi finali, Zimmermann ha offerto come bis l'Adagio in do maggiore dalla Prima Sonata di Johann Sebastian Bach.

Nella seconda parte della serata la suite dell'olandese Henk de Vlieger su Die Meistersinger di Richard Wagner, "tributo orchestrale" di undici parti. Dopo il Preludio, all'attacco dell'Assemblea dei Maestri Cantori, Gatti si è preso la libertà di aggiungere delle piccole varianti per individuare coi legni solisti i personaggi di Hans Sachs e di Walther, che altrimenti non sarebbero emersi dall'armonia. Per Gatti , che nel 2017 aveva diretto l'opera di Wagner alla Scala, è stato un felice ritorno. Alla sontuosità di tanti passaggi, per altro mai magniloquenti e sempre controllatissimi, il direttore ha curato minuziosamente i momenti di leggerezza e di gioiosità.

Al termine della serata lunghissimi applausi al direttore, con molti "bravo" strillati dal loggione,

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