Baglini equilibrista tra Beethoven e Liszt
Il pianista Maurizio Baglini protagonista di un coinvolgente concerto nell’ambito dell’Emilia Romagna Festival
Di fronte al folto pubblico raccolto all’Arena San Domenico di Forlì, Maurizio Baglini ha proposto l’esecuzione della trascrizione della Nona Sinfonia di Beethoven ad opera di Franz Liszt. Il concerto, titolato appunto “Beethoven secondo Liszt: la Nona Sinfonia”, ha rappresentato una significativa tappa dell’articolato cartellone della XXII edizione dell’Emilia Romagna Festival, inserendosi inoltre nell’ambito della rassegna di concerti Forlì Grande Musica.
Avvezzo al confronto con repertori differenti ma similmente impegnativi – lo abbiamo seguito di recente, per esempio, alle prese con la partitura di Azio Corghi … tra la Carne e il Cielo con la Maher Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding – Maurizio Baglini ha proposto in questa occasione una coinvolgente lettura di una delle pagine significativamente più presenti del suo personale repertorio concertistico. Una frequentazione, quella con l’emblematica pagina sinfonica beethoveniana condensata da Franz Liszt nella dimensione espressiva degli ottantotto tasti, che il pianista toscano coltiva ormai da anni, affiancando all’incisione discografica pubblicata nel marzo del 2009 dall’etichetta Decca ormai innumerevoli esecuzioni dal vivo, proposte in diversi contesti in Italia e all’estero.
Un’assiduità che non è però divenuta abitudine, a giudicare dalla pregnante intensità restituita in occasione di questo concerto nel quale Baglini è stato in grado di rileggere la pagina compilata da Liszt sulla scia di una serie di tentativi e ripensamenti – dalla trascrizione per due pianoforti del 1851 a quella per un solo pianoforte e coro ovvero per pianoforte solo del 1864 – con coinvolgente freschezza e vitalità. Segno, questo, di una capacità interpretativa che trascende il dato tecnico-virtuosistico fine a sé stesso per indagare in profondità il complesso affresco espressivo tratteggiato da Beethoven. Un dato che ha legato quale ideale filo conduttore i quattro movimenti della sinfonia, regalando una lettura decisamente coerente con i differenti caratteri che connotano la progressiva generazione espressiva dell’Allegro ma non troppo iniziale, passando per l’inesausta rincorsa dinamica del secondo movimento e la densa apertura lirica dell’Adagio molto e cantabile, per confluire in quella sintesi assoluta e trascendente rappresentata dal Presto finale, lungo percorso espressivo che chiude quest’opera sublimandone il messaggio di universale fratellanza.
Un percorso intenso, insomma, che lo stesso Baglini ha illustrato nell’introduzione a questo concerto che ha poi chiuso con due brani fuori programma, evocando da un lato la densità espressiva della scrittura di Bach mediata dal pianismo di Busoni, e dall’altro il carattere elegantemente cristallino di Scarlatti.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento