Arte del ritornello

L'entusiasmante "greatest hits" dal vivo dei Blur a Milano

Recensione
pop
City Sound Milano Milano
28 Luglio 2013
Come rendere rovente – bollente, ustionante – una serata estiva già di per sé intenzionata a non concedere alcuno spiraglio di refrigerio, alcuna tregua meteorologica? Semplice: chiamare su un palco quattro ex ragazzotti londinesi, armarli di chitarra, basso e batteria (all’occorrenza anche pianoforte) e ascoltare dimenandosi una manciata di canzoni che, nemmeno troppo tempo fa, tra i primi anni Novanta e l’inizio del XXI secolo, hanno contribuito a rinverdire i fasti del grande pop inglese, sulla scia di Kinks, Beatles, Buzzcocks, XTC e Stone Roses. Il concerto milanese dei Blur è stato un inno all’arte del ritornello indimenticabile, un’esplosione di gioia rock’n’roll, un festa che – dall’iniziale “Girls & Boys” alla conclusiva “Song 2” – non ha smesso per un secondo di entusiasmare. Nonostante i loro quarant’anni abbondanti d’età e venti (con una lunga pausa tra il 2003 e il 2008) di carriera, Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree hanno dimostrato di non aver perso la voglia di esibirsi dal vivo, trascinando il pubblico in una sorta di “greatest hits” live (poche, purtroppo, le canzoni meno note, gemme che avrebbero comunque meritato di essere riproposte in concerto) lungo tutti i dischi storici della band: da [i]Leisure[/i] (“There’s No Other Way”) a [i]Modern Life Is Rubbish[/i] (“For Tomorrow”), da [i]Parklife[/i] (la title-track, “End of a Century”) a [i]The Great Escape[/i] (“Country House”, “The Universal”), da [i]Blur[/i] (“Beetlebum”) a [i]13[/i] (“Tender”) a [i]Think Tank[/i] (“Out of Time”), con un breve excursus nella discografia più recente della band (“Under the Westway”). Momento clou della (breve, appena 90 minuti) serata: il fan travestito da cartone del latte invitato a salire sul palco durante “Coffee & TV”. Esilarante tributo a uno dei videoclip più memorabili del secolo scorso.

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