Per Albert Ayler

Il festival di Sant'Anna Arresi dedica alla musica libera il suo venticinquennale

Zu
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Recensione
jazz
Ai confini tra Sardegna e Jazz Sant'Anna Arresi
23 Agosto 2010
L'edizione numero 25 di “Ai confini tra Sardegna e Jazz” dimostra che qualche miracolo è ancora possibile nell'impari lotta estiva tra festival-passerelle e rassegne con un'idea e un cuore. Basilio Sulis e lo staff di S.Anna hanno radunato per questo importante giro di boa un folto nucleo di veterani per celebrare Albert Ayler – a 40 anni dalla morte – e rilanciarne la lingua universale. Le dolorose scomparse di Bill Dixon e Fred Anderson hanno privato il cartellone di questi grandi compositori e solisti, e anche a loro i concerti sono dedicati. Ma ci sono Shepp, Bobby Few, Milford Graves, Alan Silva, solo per nominare quelli che con Ayler hanno suonato a lungo. Proprio Alan Silva ha rievocato il clima di “Bells” di Ayler, con un set commissionato come “Bells of S.Anna”. Il bassista crede ancora con passione in una musica come rito comunitario, dove pochi tratti prestabiliti liberano una serie di “eventi” sonori. La lingua è quella del free delle stagioni passate, ma l'accostamento di voci strumentali eterogenee rinfresca il tono esecutivo e convince. Sul palco eccezionali solisti come Evan Parker, Greg Ward, Warren Smith, Ernest Dawkins, Joe Bowie, tra gli altri. In precedenza, la bella sorpresa di un solo-piano di Charles Gayle, solitamente sassofonista energico. Al piano invece, intimismo obliquo tra blues e tocchi di stride, tecnica un po' monkiana e qualche standard da accarezzare. Un pubblico anche molto giovane aveva riempito lunedi sera la piazzetta del Nuraghe per applaudire gli Zu, che con Ayler c'entrano poco, ma che sanno garantire ossessioni ritmiche di granitica efficienza con un set di alto livello, e che hanno ospitato per una mezz'ora nientemeno che Peter Brötzmann, molto intenso in un ampio duetto con Luca Mai. Non è scoccata forse la scintilla auspicata, comunque musica compatta e ultrasuoni come da copione.

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