Tempo Reale è "magnetico"
Firenze: MAGNETICA, Incontri di musica elettronica a Tempo Reale

In occasione dei cento anni di Luciano Berio (Imperia, 24 ottobre 1925) fondatore di Tempo Reale, è nata una nuova iniziativa seminariale e performativa che aggrega alcuni dei protagonisti della musica elettronica italiana di oggi. Un’ambiziosa kermesse di tre giorni, ahimé funestata dai disastri meteorologici fiorentini; allagamenti e ordinanze di chiusura dei sindaci hanno tarpato le ali ai concerti previsti in due giornate su tre. In questa prima edizione Magnetica era pensata come un’azione poliforme che, attraverso una articolazione di concerti, workshop e talk, metteva in relazione temi artistici e scientifici, coinvolgendo giovani creativi e ricercatori più maturi. Nelle intenzioni del direttore artistico Francesco Giomi, intervistato di recente in un articolo-recensione del suo libro Musica imprevedibile, gli ultimi dieci anni sono infatti testimoni di una crescita esponenziale dell’interesse giovanile per le tecnologie del suono, e la musica elettronica è diventata una delle discipline artistiche più praticate, studiate e frequentate.
Tre le tematiche “Machine learning e intelligenza artificiale”, “DiY e strumenti interattivi” (Do It Yourself, cioè l’approccio indipendente e autodidatta alla creazione musicale) e “Acusmatica e spazio”, che articolavano workshop formativi, tre sessioni di talk e nove concerti, frutto di una serie di call pubbliche e della selezione di numerosissime proposte arrivate. Magnetica dunque come specchio di un diffuso spirito collettivo di ricerca, da sempre bussola dei progetti di Tempo Reale.
Diamo qui conto del secondo concerto del giovedì sera, che vedeva i brani Non importa dove – cartografie dell’altrove (2024) di Marco Autiero e Francesco Santagata, improvvisazione elettroacustica condotta dagli stessi autori con device mobili e computer, Cosmogramma, partitura grafica per due chitarre elettriche e percussioni (2021) e Camera Ludens. Il gioco della memoria, per video e quattro performer (2023) di Matteo Nasini, eseguite dal Bologna Improvisation Group (BIG), per l’occasione composto da Francesco Giomi, Simone Grande, Salvatore Miele, Andrea Sanna. Selezione e montaggio filmico: Michele Manzolini ed Enrico Riccobene.
Il lavoro di Autiero e Santagata ci è parso pregevole, incentrato sul tema del desiderio di un ‘altrove’ sfuggente e inafferrabile. Fra il materiale sonoro, oltre ai consueti ‘rumori’ o fasce elettroniche completamente saturate, si trovavano elementi di articolazione più rarefatta, a volte puntillista o ritmica, interattivi e dialogici; il gioco aveva una freschezza musicale e inventiva assolutamente interessante. L’aspetto visuale era denso di tensione gestuale animata da scarti digitali, materiali corrotti, tagli netti. Vi abbiamo visto degli originali correlativi oggettivi delle laceranti crisi di questi nostri tempi, materiali urticanti dinamicamente trasformati. Tutto questo a margine di un brano estremo ma limpido, saettante.
Cosmogramma, (2021) partitura grafica di Matteo Nasini eseguita da tre performer del BIG ci è parsa invece brano piuttosto convenzionale, un disegno o dipinto informale che il pubblico vedeva proiettato era fonte astratta, partitura appunto, per gli interventi sonori di un basso e chitarra elettrica e di un percussionista. I materiali improvvisativi ci sono apparsi sul filo di una didascalicità alquanto prevedibile, e le interazioni fra i performer non così interessanti.
Il BIG ha presentato poi in chiusura un lavoro di notevole fascino, Camera Ludens. Il gioco della memoria, dello stesso Matteo Nasini: la sonorizzazione estemporanea di un cortometraggio sul tema del gioco prodotto dalla Fondazione Home Movies di Bologna-Archivio Nazionale del Film di Famiglia. Il materiale audiovisivo era costituito da frammenti di pellicole in super 8 o 16 mm da archivi di famiglia di cinema privato amatoriale. Il lavoro degli improvvisatori era ispirato, divertente, punteggiante immagini di volti e scene familiari e sociali piene di allegria sul tema del gioco; in un ambiente esteticamente cageano, oltre a un tessuto in live electronic che trasformava basso e chitarra elettrica sintonicamente al magnetismo filmico, le percussioni dal vivo si dotavano di campanelli, maracas e tric trac, trombette giocattolo, a seguire un flusso immaginoso di giochi in giardino, ottovolanti e autoscontri, trenini e partite di pallone; ludere come suonare, in questo giustamente intitolato Gioco della memoria. Nel salutare Francesco Giomi al termine del concerto, dispiaciuti al recepire la notizia della chiusura ordinata dal sindaco per i disastri meteorologici, abbiamo appreso che tutti i concerti annullati saranno riproposti in giugno. Li aspettiamo.
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