La sensibilità di Oleg Caetani per la “Patetica” di Čajkovskij
Il direttore svizzero alla guida della Filarmonica Toscanini ha proposto anche il Concerto per violino di Brahms con Boris Belkin solista
Per la ripresa della sua stagione concertistica, in occasione di questo primo appuntamento del 2025 la Fondazione Arturo Toscanini di Parma ha chiamato sul podio della sua Filarmonica Oleg Caetani, impegnato in programma che ha proposto il Concerto in re maggiore op.77 per violino di Johannes Brahms, seguito dalla Sinfonia n.6 “Patetica” di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Composto nel 1878 ed eseguito per la prima volta il 1 gennaio dell’anno successivo al Gewandhaus di Lipsia, il Concerto per violino di Brahms è attraversato da un magistrale equilibrio che coniuga afflati espressivi di ascendenza romantica con una composta eleganza di matrice classica. Elementi che attraversano i tre movimento che compongono questa pagina, tutti costruiti – pur nella diversità di atmosfere che li connotano – su un significativo equilibrio tra la tessitura orchestrale e la funzione solistico del violino, un ruolo che il compositore aveva tratteggiato pensando a Joseph Joachim, dedicatario di quest’opera.
Caratteristiche, queste, che il direttore di Losanna ha gestito in questa occasione con una misura sostanzialmente equilibrata, sostenuta con passo discreto, ponendosi quasi in secondo piano nel lasciare spazio al protagonismo del violino di Boris Belkin, interprete russo la cui lunga e consolidata esperienza ha restituito una cifra interpretativa tutta giocata sulla densità di un suono plasmato privilegiando la fluidità di fraseggio rispetto a una intonazione non sempre cristallina, specie nell’Allegro non troppo iniziale. Un dialogo, quello tra l’orchestra guidata da Caetani e il violino di Belkin che ha trovato forse il suo punto di equilibrio più efficace nel carattere deciso e vivacemente innervato di ideali rimandi folklorici che illuminano il terzo e ultimo movimento.
Lettura più illuminata e trascinante ha invece connotato la cifra interpretativa con la quale il direttore svizzero ha condotto la “Patetica” di Čajkovskij, plasmata attraverso una Filarmonica Toscanini segnata da un impasto timbrico al tempo stesso pregnante e variegato, capace di evidenziare ora gli intensi scarti ritmico-armonici ora le struggenti aperture liriche che abitano questa estrema pagina sinfonica del compositore russo, scomparso pochi giorni dopo la prima esecuzione dell’opera avvenuta il 16 Ottobre 1893.
Un carattere, quello che abita questo celebre lavoro di Čajkovskij, denso di profondità e di contrasti espressivi, che si identificano simbolicamente in un ventaglio dinamico si estende dal fortissimo al pianissimo e che Oleg Caetani ha saputo restituire in questa occasione attraverso un efficace sguardo interpretativo. Un risultato suffragato a fine serata anche dai lunghi e convinti applausi del folto pubblico presente all’Auditorium Paganini.
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