“Fanny and Alexander” alla Monnaie
Efficace riproposizione in forma d’opera dell’omonimo film di Ingmar Bergman
Elegante ed efficace l’allestimento del belga Ivo Van Hove, piacevole la musica di Mikael Karlsson. Riesce la riproposizione in forma d’opera alla Monnaie di Bruxelles del film omonimo, Fanny and Alexander, del 1982, vincitore di quattro Oscar, tra i più rappresentativi delle tematiche e dello stile di Ingmar Bergman. L’esito positivo è dovuto soprattutto alla curata regia ed agli ottimi interpreti, malgrado qualche lentezza e lungaggine eccessiva nel primo atto. La musica del compositore Mikael Karlsson, svedese come Bergman, non è dominante, ma accompagna come una curata colonna sonora un visuale invece preponderante che, in particolare nel secondo tempo, si caratterizza per grandi immagini, che invadono tutto lo spazio scenico, assai forti e toccanti. L’orchestra della Monnaie, sotto la direzione della brava Ariane Matiakh, ben rende, con misura, precisione e ricchezza di colori, le atmosfere sottili della partitura che sfociano in momenti di grande tensione drammatica, con la strumentazione sinfonica classica accompagnata in modo quasi impalpabile da quella elettronica che inspessisce e arricchisce le trame sonore, ma senza mai prendere il sopravvento. Una musica quella di Karlsson abbastanza semplice nella sua costruzione, appunto cinematografica e d’effetto, assai gradevole da ascoltare, con un uso delle voci sempre espressivo, al servizio dello svolgersi drammatico della storia. Il libretto del canadese Royce Vavrek, che abita a New York come il compositore Karlsson, è riuscito nel non facile compito di trasporre in opera la complessità della trama del film di Bergman, che nella versione integrale dura oltre cinque ore, solo circa tre la versione tagliata voluta dai poi produttori, e tre ore circa divisi in due lunghi atti dura adesso la nuova la versione operistica. Forse sarebbe stato meglio farne tre atti, o tagliare un po’ il primo che risulta troppo lungo e lento, per poi riscattarsi però nel successivo atto dal ritmo molto più incalzante e drammatico.
Lo spettacolo si apre con la scena aperta, sullo sfondo un bel bosco di abeti, sui lati degli specchi che celano delle porte, al centro un grande tavolo che, non appena inizia la musica, dei camerieri, un po’ troppi, cominciano ad imbandire per Natale mentre arrivano i protagonisti, i principali sono ben quattordici, tutti bravi, adatti e all’altezza dei loro ruolo. Siamo a casa della vedova Helena (il soprano drammatico inglese Susan Bullock), arrivano i suoi tre figli Oscar (il tenore americano Peter Tantsits), Gustaf Adolf ( il tenore irlandese Ekdahl Gavan Ring) e Carl (il baritono basso americano Justin Hopkins) con le rispettive mogli. Oscar, che gestisce un teatro insieme alla moglie Emilie (il mezzosoprano americano Sasha Cooke), è li con i due figli, Fanny e Alexander (Sarah Dewez, che si alternerà nel ruolo con Lucie Penninc, ed Jay Weiner). E’ invitato anche un vecchio amico della nonna, il rigattiere ebreo Isak (l’attore-cantante svedese Loa Falkman). Un quadro felice, malgrado qualche problema coniugale tra le coppie, che viene sconvolto dalla morte improvvisa di Oscar, scena molto ben riuscita con un utilizzo magistrale dei video di Christopher Ash , video che poi saranno altrettanto ammirabili per tutto il secondo atto quando Alexander si interrogherà sul senso della vita.
Le scene di Jan Versweyveld, che cura anche le luci, evolvono da una situazione all’altra con grande naturalezza, la tavola imbandita diventa così il tavolo mortuario, ed inizia la discesa all’infermo dei due bambini a causa del vescovo protestante Vergérus con cui la madre decide di risposarsi. Un uomo rigido, magistralmente interpretato dal baritono americano Thomas Hampson, che punisce fisicamente Alexander con la complicità della sadica governante Justina, il mezzosoprano svedese Anne Sofie von Otter. Per salvare i bambini sarà fondamentale il ruolo del vecchio amico di famiglia Isak che ha un misterioso nipote, Ismaël, il controtenore americano Aryeh Nussbaum Cohen, voce bellissima e presenza carismatica, tra i più applauditi in scena. In questa seconda parte, come anticipato, sono i video ed anche letteralmente il fuoco, a fare da cornice ai drammatici eventi. Meritano una citazione anche il tenore britannico Alexander Sprague nel ruolo di Aron, il fratello di Ismaël; le altre due mogli, il mezzo soprano Polly Leech (Lydia ) e il soprano Margaux De Valensart (Alma); e le due giovani artiste Marion Bauwens e Blandine Coulon che interpretano le due sorelline morte annegate. Dopo tanti tormenti, infine torna il sereno per i bambini, anche se il fantasma del vescovo che morirà nell’incendio continua ad aleggiare, e torna la tavola imbandita, stavolta per festeggiare un battesimo. I bei costumi sono di An D’Huys. Nuova creazione realizzata in collaborazione con la Ingmar Bergman Jr. & Cinematograph AB del nipote omonimo, presente alla première, del grande Ingmar Bergman.
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