Mosè secondo Rossini
L'opera corale al Valli di Reggio Emilia
Approda al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, dopo le rappresentazioni di Modena e Piacenza, Mosè in Egitto, azione tragico-sacra di Gioachino Rossini su libretto di Andrea Leone Tottola, opera di rara rappresentazione e per la prima volta sul palcoscenico del Valli.
La versione proposta è quella che Rossini revisionò nel 1819, sempre per il Teatro San Carlo di Napoli dove l’opera aveva debuttato l’anno precedente nella stagione quaresimale. Il compositore vi introdusse, a chiusa del terzo atto, la preghiera responsoriale “Dal tuo stellato soglio” che rappresenta una delle pagine più note dell’intero repertorio rossiniano, talmente ricca di commozione e capace di commuovere che il pubblico, nella rappresentazione di cui stiamo parlando, ne ha richiesto il bis.
Rispetto alle altre due città emiliane Reggio Emilia ha visto un cambiamento nell’interprete del protagonista, qui un autorevolissimo Riccardo Zanellato, voce e presenza scenica di grande rilevanza. Ottimo anche tutto il resto del cast, a partire da Dave Monaco in Osiride, generosa voce tenorile corposa e di resa uniforme in tutti i registri, e bravissimo come interprete del tormentato personaggio incapace di “cedere alla ragion”, invocata anche dalla amata e segreta consorte Elcia, e preda di una violenta e accecante passione amorosa. Andrea Pellegrini, bella voce di basso profondo, è stato Faraone, ieratico e solenne; pure notevole Aida Pascu in Elcia, difficile parte scritta per Isabella Colbran, che la Pascu ha dominato vocalmente in modo sempre più intenso ed espressivo nel corso dell’opera e addirittura trascinante nelle vicende drammatiche del secondo atto. Altra voce, cristallina e morbida, e presenza scenica che si è molto apprezzata è stata quella di Mariam Battistelli in Amaltea; completavano il cast Matteo Mezzaro in Aronne, più sicuro nelle tessiture centrali e basse e un po’ forzato nelle acute; e i bravi Andrea Galli in Mambre e Angela Schisano in Amenofi.
Artefice della ottima resa musicale della rappresentazione è stata la bacchetta impeccabile di Giovanni Di Stefano, alla guida della Orchestra Filarmonica Italiana; il coro, ben preparato da Giovanni Farina, era quello Lirico di Modena, presenza musicale e scenica importante in un’opera che ha dimensione corale e che affida i momenti più intimi ed intensi non alle arie solistiche ma ai pezzi di insieme.
Sul piano scenografico, a cura di Nicolás Boni, sono state quasi esclusivamente utilizzate delle proiezioni video tridimensionali, introdotte da versetti dell’Esodo, all’interno delle quali i personaggi si muovevano come in ambienti reali; i video hanno permesso di risolvere facilmente la serie di prodigi sovrannaturali che caratterizzano la vicenda e di creare ambientazioni molto verosimili e suggestive, accompagnate dalle luci di Bruno Ciulli e dai costumi di Stefania Scaraggi altrettanto coerenti storicamente, che distinguevano molto bene i due popoli degli egizi e degli ebrei. La regia di Pier Francesco Maestrini ha richiesto solennità e ieraticità ai personaggi simbolo del potere, da Mosé, a Faraone, ad Amaltea; agitazione, movimenti convulsi, grande varietà di espressioni del viso hanno invece espresso il “folle ardore” di Osiride, l’unico veramente incapace di controllare le proprie passioni, molto più di Elcia, combattuta anche lei ma vinta dal timore di Dio e dalla responsabilità verso il proprio popolo.
Molto belli soprattutto i quadri corali, in uno spettacolo che ha riscosso meritate acclamazioni di entusiasmo da parte del pubblico presente in sala.
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