Macabro Ballo in maschera

La stagione 2024/2025 della Fondazione Rete Lirica delle Marche  si è inaugurata al Teatro dell’Aquila di Fermo

Un Ballo in maschera
Un Ballo in maschera
Recensione
classica
Fermo, Teatro dell’ Aquila
Un Ballo in maschera
16 Novembre 2024

La stagione 2024/2025 della Fondazione Rete Lirica delle Marche  si è inaugurata al Teatro dell’Aquila di Fermo  con Un ballo in maschera, spettacolo in coproduzione con il Teatro Regio di Parma (il debutto  è avvenuto a fine settembre  nel Teatro di Busseto, per il Festival Verdi 2024) firmato dal giovane regista spoletino Daniele Menghini, già autore di importanti spettacoli allo Sferisterio di Macerata e  al Teatro Regio di Parma.

Medesimo il direttore, Fabio Biondi, e pressoché invariato il cast, con l’unica eccezione di Mauro Sagripanti nei ruoli del giudice e del servo di Amelia  - mentre sono cambiate le compagini orchestrali e corali, qui la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana, e  il Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno preparato da Pasquale Veleno.

La lettura di Menghini ha insistito sul presagio di morte che aleggia su tutta l’opera a partire dalle primissime battute, quando l’intervento dei cospiratori  si intreccia a quello dei seguaci e dei cortigiani, e con l’esternazione da parte di Riccardo dell’amore segreto e disgraziato per Amelia. Quindi le belle scene, di grande effetto, a cura di Davide Signorini e di Gianni Bertoli per le luci,  erano tutte sui toni del marrone e del nero, le pareti bruciate e annerite dal fumo con angeli neri che aleggiavano in alto, e anche i costumi, fantasiosi, di Nika Campisi, pur nel fasto della festa mascherata conservavano un che di sinistro e di spettrale. Questi aspetti sono stati ancora più accentuati nella scena dell’antro di Ulrica, o nell’ “orrido campo” dei condannarti a morte del secondo atto, con ammassi di teschi tra cui emerge una testa semovente, e nel terzo atto dove il trono di Riccardo era un seggio di morte formato da decine di teschi. Perfino gli interventi leggeri e sbarazzini di Oscar non riuscivano a stemperare l’aura lugubre che pervadeva la scena, così come  il ballo mascherato del terzo atto tramutato in  una sorta di grottesca danse macabre a lume di ceri cimiteriali sui movimenti coreografici di una  macarena idolatrante una drag queen.

Una lettura registica, quindi,  coerente nella sua particolare angolatura nata da una attenta lettura del libretto, nel continuo accostamento dei contrari,  tra tragedia e commedia, che lo caratterizzano, e della straordinaria partitura. 

Gli interpreti vocali sono stati tutti all’altezza dei ruoli interpretati. E’ emerso particolarmente per bellezza della voce nel ruolo di Riccardo Davide Tuscano, che ha reso con grande intensità espressiva il personaggio diviso tra amore e amicizia, tema già centrale nei libretti settecenteschi di Metastasio e sempre, come qui,  risolto con raziocinio e nobiltà d’animo. In particolare in “Ma se n’è forza perderti” e nella scena finale dell’opera  si sono molto apprezzate anche le capacità di recitazione del giovane tenore.  

Kang Hae nel ruolo di Renato è stato ugualmente interprete di notevole qualità per pienezza vocale e capacità attoriali; apprezzabili anche   Giuseppe Todisco in Silvano,
Agostino Subacchi in Samuel, Lorenzo Barbieri in Tom e il già citato Mauro Sagripanti

Nel ruolo di Amelia abbiamo ascoltato Ilaria Alida Quilico, anche lei ottima attrice nella grande scena del secondo atto e negli intensi e drammatici duetti con Riccardo e Renato; l’intensità della recitazione ha fatto perdonare le non perfettissime intonazioni delle note più acute;  ma il soprano ha in ogni caso una sua autorevolezza, nonostante la giovane età. Licia Piermatteo è stata Oscar, bravissima attorialmente e sicura sul piano vocale. Infine Danbi Lee è stata la maga Ulrica,  statica,  austera,  e a suo agio nella parte. 

La direzione di Fabio Biondi, sulla  edizione critica a cura di Ilaria Narici ed edita da
The University of Chicago Press e Casa Ricordi, è stata precisa  e sempre legata alle esigenze di palcoscenico; buona la performance della FORM, in una partitura che vede impegnate molte parti a solo, e del coro.

Il pubblico ha appezzato il bello spettacolo, applaudendo con calore  tutti gli artisti.

Lo spettacolo sarà ripreso negli altri due teatri della Rete Lirica delle Marche, il 23 novembre  al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno e il 30 novembre  al Teatro della Fortuna di Fano.

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