L’arte della Conduction di “Butch” Morris

Pubblicata l’edizione italiana del volume postumo curato da Daniela Veronesi

Lawrence D. “Butch” Morris (foto Luciano Rossetti)
Lawrence D. “Butch” Morris (foto Luciano Rossetti)
Articolo
jazz

Ne avevamo già parlato in occasione della pubblicazione originale e, a distanza di circa sette anni da quella prima edizione, è uscita recentemente – e finalmente – la versione italiana del volume L’arte della Conduction di Lawrence D. “Butch” Morris (LIM-Libreria Musicale Italiana 2024, 217 pp.), sorta di testamento artistico del musicista, compositore e direttore d'orchestra statunitense curato – come la versione originale in lingua inglese (The Art of Conduction – A Conduction® Workbook) – da Daniela Veronesi, ricercatrice di linguistica presso l’Università di Bolzano e collaboratrice dello stesso Morris dal 2002 fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2013.

Concepito come un’introduzione teorica e, al tempo stesso, come una guida pratica per direttori d’orchestra, compositori, strumentisti e docenti di musica, L’arte della Conduction teorizza e illustra la pratica di direzione improvvisativa – o di “improvvisazione condotta” – con o senza parti scritte che “Butch” Morris ha ideato e affinato nel corso della sua carriera musicale e che viene qui presentata in modo accurato e completo a partire dai segni e dai gesti che ne stanno alla base.

L’arte della Conduction

A contestualizzare l’ampia sezione dedicata al “lessico” gestuale della Conduction come pure le riflessioni di Morris che la introducono, il volume si apre con alcuni testi di impianto critico, musicologico e biografico sull’opera del maestro, offrendo in seguito delle indicazioni pratiche per direttori e docenti interessati a utilizzare la Conduction con i propri ensemble.

Un libro che non rappresenta “solo” uno strumento tecnico, insomma, ma testimonia uno specifico approccio culturale ed estetico che ha caratterizzato la visione musicale di Morris. Come annota Howard Mandel nella sua Prefazione «Qui non ci sono pentagrammi da leggere, tonalità da sapere né tempi da contare, al loro posto c’è una nuova e stimolante forma mentis da assorbire e adottare. Morris avrebbe voluto che la Conduction fosse una pratica condivisa liberamente e largamente diffusa per il suo valore come strumento di investigazione e sperimentazione musicale».

Una visione, questa, in un certo qual modo confermata dalla stessa curatrice tra le righe della sua Introduzione: «La Conduction propone un linguaggio comune che può essere utilizzato all’interno e oltre i generi musicali; nella visione di Morris, essa crea un ponte tra musica scritta e improvvisazione – come pure tra diversi stili e tradizioni musicali – attingendo alla cultura, alle abilità improvvisative, all’immaginazione e alla creatività di ogni singolo musicista che vi partecipi, e valorizzandole al tempo stesso».

Lawrence D. “Butch” Morris (foto Luciano Rossetti)
Lawrence D. “Butch” Morris (foto Luciano Rossetti)

Considerazioni che trovano la loro rispondenza sul piano pratico in quanto scrive J. A. Deane nel suo testo “La Conduction e la mia esperienza con Butch Morris”: «Poiché sappiamo che nella Conduction il direttore fornisce la struttura e lo strumentista fornisce il contenuto, è facile supporre che sia il direttore ad avere il controllo dell’ensemble. Ma nel tempo ho capito che in una Conduction io prendo una sola decisione: la scelta del primo segno. L’ensemble lo interpreta e risponde con la musica, ed è la manifestazione sonora di quel simbolo che mi conduce al segno successivo… e così di seguito. Si viene a creare un feedback continuo di energia tra il simbolico (direttore) e il sonoro (ensemble), e attraverso questo scambio energetico, la forma musicale emerge da sola. Per raggiungere questa dimensione di libera composizione collettiva è necessario che l’ensemble (direttore e strumentisti) sia sempre reattivo e presente. È molto difficile pensare di rinunciare al controllo finché non lo fai praticamente. Ma appena rinunci all’illusione del controllo, in quel momento si compie la magia».

Lawrence D. “Butch” Morris (foto Luciano Rossetti)
Lawrence D. “Butch” Morris (foto Luciano Rossetti)

A seguito di questa significativa testimonianza troviamo gli interessanti scritti di Allan Graubard (“Un’eccezionale reciprocità”), Mario Gamba (“L’arte della composizione”), Luca Canini (“Lawrence D. “Butch” Morris: appunti per una biografia”) e Ludovico Peroni (“Problemi di ‘conduction’ in Italia”), tutti raccolti nel primo dei sette capitoli nei quali si articola la pubblicazione.

Completano, infine, il volume alcuni frammenti tratti dai taccuini dello stesso Morris, una cronologia e una discografia delle Conduction che il direttore statunitense ha realizzato tra il 1985 e il 2011, con utili dettagli sui musicisti che vi hanno partecipato e sulle registrazioni attualmente disponibili.

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