4 post-it e una playlist per non dimenticare Benny Golson

Sassofonista e compositore, se ne è andato a 95 anni Benny Golson

Benny Golson
Articolo
jazz

Scomparso un paio di giorni fa all’età veneranda di 95 anni, penultimo sopravvissuto (al buon Sonny Rollins va lo scettro…) della famosa foto di Art Kane A great day in Harlem, icona jazz nel film The Terminal con Tom Hanks, Benny Golson è stato un jazzista amatissimo e di grande valore. Non solo come eloquente sassofonista, ma anche e soprattutto come compositore.

Lo ricordiamo con una playlist e 4 post-it da attaccare laddove non si perdano e dove l’occhio possa cadere ogni qual volta abbiamo bisogno di ricordare la vitalità di queste musiche bellissime chiamate convenzionalmente jazz. 

Post-it 1: un po’ di indimenticabili temi scritti da Golson

“I Remember Clifford”, “Along Came Betty”, “Whisper Not”, “Stablemates”, “Killer Joe”, “Blues March”, "Blues After Dark", “The Stroller”, “Minor Vamp”... solo per dirne alcuni, non male eh? 

 Post-it 2: Philadelphians, Jazz Messengers e Jazztet

Golson entra nei Jazz Messengers nel 1958, per una delle più memorabili formazioni della band di Art Blakey. Con lui altri 3 musicisti di Philadelphia, Lee Morgan, Bobby Timmons e Jymie Merritt: il disco Blue Note 4003, semplicemente intitolato Art Blakey & The Jazz Messengers viene sempre ricordato per “Moanin’”, l’accattivante tema scritto da Timmons, ma gli altri temi sono a firma Golson. Il nostro lascerà Blakey nel 1959 per unirsi a Art Farmer nel Jazztet.

 Post.it 3: vogliate gradire un po’ di TV

Per quasi tutti gli anni Sessanta e fino all’inizio del decennio successivo Golson lavora a Los Angeles come compositore per serie televisive o come arrangiatore per dischi jazz di sapore più commerciale (con Jack McDuff, Freda Payne, Jerome Richardson tanto per dirne alcuni).

Non sarà quindi strano che uno dei pochissimi dischi a suo nome del periodo sia il super-cheesy Tune In Turn On, che raccoglie canzoncine pubblicitarie del periodo. Terribile jazzisticamente, ma, se si è dell’umore giusto e con un cocktail colorato in mano, molto divertente!

 Post.it 4: tre dischi da riscoprire

Uno dei migliori Golson solisti e sassofonistici è Free (titolo coraggioso nel 1963, dal momento che non è… free!)

 Il Jazztet con Farmer dà il suo meglio dal vivo! Provare The Jazztet at Birdhouse per credere!

 Il successo del film The Terminal porta a uno dei dischi più frizzanti della fase matura di Golson (che aveva già 75 anni!)

 La playlist

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