Nézet-Séguin protagonista dell’estate musicale di Baden-Baden

Al Festspielhaus di Baden-Baden la rassegna “La Capitale d’Été” si conclude con Mahler e Beethoven eseguiti dalla COE con lo straordinario pianista Seong-Jin Cho

La Capitale d’Été (foto Andrea Kremper)
La Capitale d’Été (foto Andrea Kremper)
Recensione
classica
Baden-Baden, Festspielhaus
La Capitale d’Été
13 Luglio 2024 - 21 Luglio 2024

Da un paio di stagioni Baden-Baden si trasforma nella capitale dell’estate. “La Capitale d’Été” è infatti il titolo piuttosto magniloquente ispirato alle cronache di viaggio del giornalista e drammaturgo francese Eugène Guinot, il quale in L’été à Bade del 1847 annotava: “Si quelque ignorant demandait quelle est la capitale de l’Europe, on lui répondrait : — L’Europe en a deux : Une capitale d’hiver : —Paris; Une capitale d’été : —Bade.” C’entravano di certo le terme, le corse di cavalli e soprattutto il celebre casinò, creazione del re dei casinò parigini Jean-Jacques Bénazet, poiché nella Francia di Luigi Filippo il gioco d’azzardo era vietato in quanto cattiva abitudine dell’aristocrazia reazionaria. Anche la musica, tuttavia, occupava un posto di tutto rispetto. Sempre secondo Guinot: “les concerts ne vous manqueront pas. Il est rare que l’attrait de ces fêtes ne soit pas éveillé par un nom célèbre. Tous les grands artistes sont venus et viennent tour à tour contribuer aux délices de l’été à Bade. Le livre d’or a inscrit sur ses feuillets les noms de Paganini, Thalberg, Bériot, Liszt, Ole Bull, Panofka, Vivier, Batta, madame Pleyel. … Ce sont là les grandes fêtes musicales.”

Cambiano i tempi ma la tradizione dei grandi nomi della musica a Baden-Baden resiste grazie all’ormai venticiquennale impegno del Festspielhaus. Se fino a qualche anno fa il festival d’estate era riservato a Valery Gergiev e alle sue falangi musicali di San Pietroburgo, dal 2022 è invece Yannick Nézet-Séguin con il sovrintendente del Fespielhaus Benedikt Stampa a decidere il menu della rassegna, che chiude la ricca stagione musicale della cittadina termale del Baden. Partner d’eccellenza è diventata la Chamber Orchestra of Europe, presente comunque da ben prima dell’incarico ufficiale a direttore d’orchestra canadese, che di quella compagine orchestrale è membro onorario. Quanto ai programmi, si resta ben dentro al recinto del grande repertorio sinfonico romantico e tardoromantico europeo con un occhio di riguardo a storia e tradizioni della cittadina.

La Capitale d’Été (foto Andrea Kremper)
La Capitale d’Été (foto Andrea Kremper)

Dopo un’anteprima post-pandemica nel 2021 con l’integrale delle sinfonie di Beethoven in quattro concerti, nel 2022 è stata la volta di un programma ispirato a due ospiti illustri del Lichtental come Clara Schumann e Johannes Brahms con due stelle del pianismo internazionale come Beatrice Rana e Seong-Jin Cho, e nel 2023 un omaggio a Hector Berlioz, che a Baden-Baden aveva riservato le prime di molti suoi lavori, con l’Orchestra della Metropolitan Opera di New York, di cui Nézet-Séguin è direttore musicale. Per il 2024 la programmazione è più frastagliata ma ben incardinata sul repertorio di elezione e gli amici del direttore. Il legame con Baden-Baden lo assicura Daniel Hope, allievo dei corsi del grande Yehudi Menuhin nella cittadina termale, al quale spetta l’onore dell’apertura con la Zürcher Kammerorchester che lo accompagna in un programma di musiche mozartiane. C’è poi ancora Berlioz nel concerto di gala della London Symphony Orchestra diretta per la prima volta dal “padrone di casa” Yannick Nézet-Séguin (parentesi cinematografica di Maestro a parte): è il Berlioz delle Nuits d’été con la voce di Joyce DiDonato, accostato al Čajkovskij della Patetica. C’è poi il momento intimo nella Weinbrennersaal della Kurhaus, storico centro della vita termale, con Nézet-Séguin al pianoforte e un quartetto di solisti della Chamber Orchestra of Europe esecutori del quintetto di Elgar e accompagnatori della DiDonato in una breve antologia di Lied di Brahms.

Interamente consacrato a Gustav Mahler è il penultimo dei concerti della ricca settimana musicale. Si apre con i cinque Rückert-Lieder composti fra il 1901 e il 1904 attingendo dalla ricca produzione del poeta romantico Friedrich Rückert, come già Franz Schubert, Robert Schumann e Loewe prima di lui. L’interpretazione è quella di Joyce DiDonato, perfetta nel trasmettere la sottile malinconia e il colore crepuscolare del ciclo mahleriano. La direzione di Nézet-Séguin chiede alla Chamber Orchestra of Europe un accompagnamento sommesso e dai colori notturni, e tempi dilatatissimi, quasi come si trattasse del riverbero di una riflessione intima. Toccante soprattutto il Lied “Ich bin der Welt abhanden gekommen” (Estraneo al mondo sono diventato) che conclude il ciclo con un lancinante sentimento di distacco dalle cose del mondo con il doloroso controcanto del corno inglese di Carolina Rodriguez. Non molto diversa è la linea seguita da Nézet-Séguin per la Quarta Sinfonia di Mahler: c’è soprattutto una fascinazione per il suono, sommesso e bellissimo, esaltato dalla scelta di tempi lentissimi e meditativi che quasi sgranano la trama musicale. Il lungo lamento del terzo movimento, che Mahler vuole “tranquillo” (Ruhevoll) e “poco adagio”, è un canto elegiaco interrotto solo da improvvise quanto effimere accensioni. È un Mahler malinconico ma rasserenante quello di Nézet-Séguin, che chiude il cerchio con l’infantile freschezza dell’ingenuo Lied dell’ultimo movimento “Das himmlische Leben” (La vita celeste) con ancora DiDonato non in proscenio questa volta ma dietro fra archi e arpe.

La Capitale d’Été (foto Andrea Kremper)
La Capitale d’Été (foto Andrea Kremper)

Chiusura “imperiale” con il festeggiatissimo concerto che vedeva protagonista il pianista Seon-Jin Cho dei Concerti per pianoforte n. 4 e n. 5 di Ludwig van Beethoven con la parentesi schubertiana dell’Ottava Sinfonia fra i due. Se nel Quarto concerto è soprattutto la dimensione più introversa e riflessiva a risaltare nel pianismo del giovane coreano, il Quinto concerto è un autentico trionfo di tecnica solida e autorità interpretativa che culmina nel trascinante Rondò del movimento finale. Si direbbe che è lui a dettare il passo all’orchestra, che è ancora una volta l’impeccabile Chamber Orchestra of Europe, coprotagonista di un dialogo incalzante con il suo smagliante solista. Yannick Nézet-Séguin asseconda questo dialogo dal podio, preoccupandosi di assicurarne fluidità e leggerezza, e cercando di stabilire un equilibrio che impedisca il prevaricare dell’uno sull’altro. Se in Beethoven la scena è tutta (o quasi) per il solista, Nézet-Séguin torna protagonista per l’Incompiuta di Schubert, che una volta di più testimonia la fascinazione per il bel suono e la cristallina chiarezza nella linea interpretativa.

Chiusura festosa con Seon-Jin Cho che si congeda dal pubblico regalando la grazia leggera del terzo movimento della Sonata n. 53 in mi minore di Haydn, e Yannick Nézet-Séguin che esorta gli europei a non dimenticare l’importanza del saper vivere insieme nonostante origini e storie diverse come l’esperienza ultra-quarantennale dei musicisti della Chamber Orchestra of Europe testimonia.

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