Le pianiste per Mozart
Un delizioso miniciclo in 3 appuntamenti con 7 concerti pianistici mozartiani affidati a 7 concertiste al Teatro Poliziano di Montepulciano per l’edizione n. 49 del Cantiere
La nuova direttrice artistica del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, la pianista Mariangela Vacatello, dichiara, nelle note di presentazione di questa edizione, che cullava da tempo “l’idea di un gruppo di donne di talento, tante soliste in un grande progetto comune.”
E’ nata così questa piccola rassegna di concerti pianistici svoltasi nel Teatro Poliziano il 19 e 20 scorsi, imperniata su alcuni concerti mozartiani fra i più famosi (ma il K 238 è di meno frequente esecuzione, e meritava il suo inserimento come una pregevole quasi-riscoperta): il K 467, il K 595, il K 175, il K 238, il K 414, il K 271, il K 491, eseguiti rispettivamente da Mariangela Vacatello, Leonora Armellini, Antonia de Pasquale, Chiara Biagioli, Rikako Tsujimoto, Serena Valluzzi, Alessandra Ammara, concertiste ampiamente affermate da tempo come la Vacatello, l’Armellini e la Ammara, e concertiste che sono già qualcosa di più di “promesse”.
Un filone femminile giustificato sul piano storico dalla ricorrente presenza di dediche a concertiste come Maria Theresia Paradis e Babette Ployer (destinatarie dei concerti K 456, K 449, K 453, non compresi in questa rassegna), per non dire della fantasmatica mademoiselle Jeunehomme del K 271, mai identificata in una qualche concertista portatrice di questo cognome affascinante, e che invece poi è stata identificata in un’altra concertista, Louise Victoire Jenamy, la figlia maggiore del coreografo Jean-Georges Noverre, quello per cui a Parigi Mozart scrisse la sua unica partitura per balletto, Les petits riens.
Non si trattava certo di avvalorare una sorpassata visione di un pianismo mozartiano come “femminile”, delicato, galante-sentimentale, non-percussivo; per carità, e infatti niente di queste esecuzioni avvalorava una simile visione. Era piuttosto, come ha scritto la Vacatello, un progetto comune di talenti femminili riuniti in un excursus mozartiano estremamente convincente come indagine sullo sviluppo straordinario di questo genere in Mozart, dalle prove giovanili agli ultimi esiti, e anche un excursus di pianiste italiane di diversa età e sviluppo della carriera: l’unica non italiana era la giapponese Rikako Tsujimoto che però ha vinto in Italia il concorso “Lamberto Brunelli” di Vicenza.
Ottime e luminose esecuzioni fra cui ci hanno colpito particolarmente il K 595 di Leonora Armellini, per l’espressione profonda, e sorretta da un suono bellissimo, dei percorsi d’invenzione e dei caratteri dell’ultimo concerto pianistico mozartiano; e il K 238, per come Chiara Biagioli ha reso in modo suadente il carattere intimo, cameristico e forse un po’ sornione di questo piccolo capolavoro. Il tutto ben assecondato dall’Orchestra Giovanile Italiana sotto la guida, fresca e spontanea, del nuovo direttore musicale del Cantiere, Michele Gamba. A questo progetto era associate due collaborazioni. Una con la classe di composizione di Alessandro Solbiati a Santa Cecilia per la commissione da parte del Cantiere delle cadenze per questi concerti, firmate da Francesco Bussani, Elia Perinu, Francesco Mariotti, Maria Vincenza Cabizza, Andrea Siano, Cristiano Paolini, Carmelo Bongiovanni, in un ampio spettro dagli “esercizi di stile” alle vigorose intromissioni di sonorità contemporanea, a seconda delle scelte dei sette autori; l’altra era costituita dalle proiezioni di linee e colori di Luca Asioli e Davide Calvaresi in collaborazione con il laboratorio di luci teatrali di Guido Levi, ideate per la proiezione in palcoscenico, di modo che orchestra e pianoforte erano collocati in platea, con il pubblico nei palchi. Ottimo successo per tutti e tre i concerti.
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