Cabassi e Bonato per Ravel
Milano: applausi al concerto dei Pomeriggi Musicali
Il pianista milanese Davide Cabassi e il direttore d’orchestra veronese Alessandro Bonato sono stati i protagonisti del programma settimanale della 79a Stagione dei Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme, con i consueti concerti del giovedì sera e del sabato pomeriggio, a cui si sono aggiunte la prova generale pubblica del giovedì mattina e una replica speciale per le scuole.
L’impaginazione del programma ha dato modo alla compagine strumentale di esibirsi in tre configurazioni: soli archi per la suite Fra Holbergs tid (“Dai tempi di Holberg”) di Edvard Grieg; orchestra completa con archi, fiati, percussioni e pianoforte solista per il Concerto in Sol maggiore di Maurice Ravel; orchestra priva delle percussioni per la Suite da concerto dal balletto Pulcinella di Igor Stravinsky. Organici distinti per brani molto diversi tra loro ma accomunati dalla riflessione che i rispettivi autori, ciascuno con la propria lente di osservazione, hanno compiuto sugli stili e le forme musicali del passato.
La Holberg Suite di Grieg, brano d’occasione del 1884 per il centenario della nascita del commediografo e storico scandinavo Ludvig Holberg, malgrado la poca convinzione iniziale dell’autore, che la concepì per pianoforte e poi l’adattò agli archi, si conferma tra le pagine più eseguite del compositore norvegese. Esempio precoce di neoclassicismo musicale, la partitura si ispira alle forme e allo stile del barocco francese, popolari al tempo del dedicatario. Bonato ne ha dato una lettura attenta al dosaggio di pesi e contrappesi nell’amalgama sonoro, puntando alla levigatezza della tessitura e dando modo a tutte le sezioni degli archi di mostrare particolare affiatamento.
Questa dote dell’ensemble, che correva il rischio di scombinarsi nel pezzo forte della serata, per la particolarità del Concerto in Sol di Ravel nell’esporre solista e prime parti a un gioco serrato di interventi, è stata invece ribadita grazie alle qualità di tutti gli esecutori, con Davide Cabassi in gran spolvero e il piglio sicuro del professionista navigato. I movimenti estremi del Concerto, con le parti cadenzali, le melodie di trilli, i ritmi travolgenti mutuati dagli stilemi del jazz sembravano davvero provenire da mani fatate. Più difficile invece, ma la responsabilità è in gran parte dell’acustica non felicissima del Dal Verme, la restituzione delle delicate impalpabilità del movimento centrale. Bel tratto di signorilità di Cabassi, l’esecuzione fuori programma del Blues dalla Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte di Ravel, dove il pianista ha voluto condividere il palcoscenico con Igor Riva, violino di spalla dell’orchestra.
La seconda parte del concerto è stata occupata dalla Suite da concerto dal balletto Pulcinella di Igor Stravinsky, manifesto dell’estetica neoclassica, andato in scena per la prima volta per i Ballets Russes nel 1920 all’Opéra di Parigi, con la scenografia di Pablo Picasso, e Léonide Massine come primo ballerino e coreografo. Il lavoro, nato da una delle geniali intuizioni dell’impresario Sergei Diaghilev, venne presentato come “su musiche di Pergolesi” ma contiene anche frammenti di altri autori di scuola napoletana. Stravinsky, riprendendo le musiche di epoca barocca, ne conserva l’ossatura e il riferimento ideale, sottoponendo però il materiale a processi di distorsione: gioca sul ritmo rendendolo asimmetrico, modifica le parti interne con deliberate ambiguità tonali, inserisce elementi grotteschi nel timbro degli strumenti e nelle loro combinazioni, pervenendo a un risultato originale e inconfondibile. La partitura è a tratti impervia ma le prime parti dei Pomeriggi hanno dato prova di grande perizia e Alessandro Bonato ha saputo condurre con mano sicura l’intera orchestra in una prestazione di notevole rilievo.
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