Requiem di Mozart, anzi di Currentzis
Inaugurazione del Bologna Festival con musicAeterna: ed è tripudio!
Fu proprio con il Requiem di Mozart eseguito al Festival di Salisburgo nel 2017 che Teodor Currentzis e la sua musicAeterna (orchestra e coro) vennero definitivamente consacrati a livello internazionale quali interpreti singolari e innegabilmente eccentrici. Quel Requiem che – non ce ne vogliano i puristi – può senz’altro rubricarsi oggi come “di Currentzis” è diventato un must del concertismo internazionale, riproposto a più riprese nelle continue tournée. Ed è toccato questa volta all’Italia, con il breve tour fra Bari (14 marzo), Torino (16 marzo) e Bologna (18 marzo). Se nelle prime due tappe il programma era completato dal ventiquattresimo concerto per fortepiano e orchestra di Mozart (solista Olga Pashchenko), a Bologna il Requiem è stato eccezionalmente inserito all’interno di una cornice “teatrale” fatta di luci soffusissime e di suoni inattesi: i suoni omogenei della Musica funebre massonica di Mozart ad aprire la serata e quelli lontanissimi di tre canti della tradizione greco ortodossa affidati alla musicAeterna Byzantina. Il tutto senza soluzione di continuità, a creare un affresco sonoro la cui cifra distintiva era “grande suggestione”.
In ogni momento si potevano sentire suoni di una perfezione quasi irreale: quelli dell’orchestra, ora graffianti, ora dolcissimi; quelli del coro, compatto come una voce sola, e quelli dei solisti mozartiani così atipici: la voce fissa e immacolata del soprano Elizaveta Svenshnikova, quella semplicemente perfetta del controtenore Andrey Nemzer, cui si aggiungevano il tenore Egor Semenkov e il basso Alexey Tikhomirov sempre a un livello di alto professionismo. E poi le voci bizantine, che nel buio totale della sala moltiplicavano la suggestione generale con suoni provenienti da un passato indecifrabile.
Quanto a Currentzis, nulla di nuovo: cura maniacale dei dettagli fatti emergere con piena evidenza, giochi parossistici di chiaroscuri, energia materica di cui si carica ogni nota, ogni frase. Con quelle lunghe braccia, con quelle mani sinuose pare proprio modellare il suono come creta. E non sai allora se lasciarti immergere in tanta suggestione ad occhi chiusi, o scrutare ogni gesto di quel miracolo che si compie nota dopo nota.
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