Che siano le dieci migliori produzioni liriche si può discutere. Di sicuro sono dieci (o qualcosa di più) proposte dell’anno che si sta per chiudere che vale la pena ricordare. Se una tendenza emerge, soprattutto da noi, è quella della conferma dell’esistente perché si rischia sempre pochissimo. E in questo paesaggio piuttosto immobile, le danze continuano a menarle ancora i grandi vecchi, mentre di giovani talenti se ne vedono pochi all’orizzonte. L’interesse per il genere opera continua a aumentare e si cavalca l’onda, ma una seria riflessione su come pensare all’opera del futuro continua a essere rinviata.
1. Pizzi, fortissimamente Pizzi
Venezia, Teatro La Fenice – Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck - Leggi la recensione
Cremona, Monteverdi Festival – L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi - Leggi la recensione
Parma, Festival Verdi – I Lombardi alla prima Crociata di Giuseppe Verdi - Leggi la recensione
Piacenza, Teatro Municipale – Fedora di Umberto Giordano - Leggi la recensione
Il prossimo giugno ne compie 94, ma non dà segni di stanchezza Pierluigi Pizzi, in servizio dal 1951, continua a sfornare spettacoli dal segno inconfondibile. Sono in questa stagione ha firmato un Gluck a Venezia, un Monteverdi a Cremona, un Verdi a Parma e un Giordano nei teatri emiliani, che testimoniano di una instancabile capacità di rinnovamento e inestinguibile voglia di teatro.
2. George Benjamin, una favola
Aix-en-Provence, Festival d’Art Lyrique – George Benjamin, Picture a Day Like This - Leggi la recensione
Stagione piuttosto avara di novità, specie nel nostro Paese, dove si impongono le rivoluzionarie da varietà del piccolo schermo. Una piccola gemma preziosa però si è vista, ancora una volta grazie all’accoppiata George Benjamin e Martin Crimp: Picture a Day Like This. Una favola non rassicurante e dalla morale incerta. Dal Festival di Aix-en-Provence a Napoli. Prossimamente.
3. La “donna” migliore
Baden-Baden, Festspielhaus - Richard Strauss, Die Frau ohne Schatten - Leggi la recensione
Opera scassaconti per ogni impresario e a dir poco impervia per l’esercito di interpreti e l’oceano dell’orchestra, La donna senz’ombra di Richard Strauss è ricomparsa con prepotenza nei cartelloni di molti teatri oltralpe a Vienna, Lione, Colonia, Stoccarda. La migliore? Quella di Baden Baden con i Berliner Philharmoniker diretti dalla bacchetta magica di Kirill Petrenko.
4. Simon fra inferno e paradiso
Roma, Teatro dell’Opera – Mefistofele di Arrigo Boito - Leggi la recensione
Festival di Salisburgo – The Greek Passion di Bohuslav Martinů - Leggi la recensione
Lasciata alle spalle l’Australia delle origini, il regista Simon Stone è sempre più richiesto e presente nelle maggiori scene liriche del nostro continente. È l’Opera di Roma a portarlo per la prima volta in Italia per un Mefistofele tutto in bianco. Più del paradiso artificiale di Boito convince però il suo inferno in terra di The Greek Passion visto a Salisburgo la scorsa estate.
5. La ninfa di Emma
Milano, Teatro alla Scala – Rusalka di Antonin Dvořák - Leggi la recensione
Con la ninfa Rusalka trasformata in una donna-polipo dai mille tentacoli, Emma Dante firma uno spettacolo fantasioso e poetico, ingenuo e inquietante. Ci sono voluti 14 anni perché la regista palermitana tornasse al Teatro alla Scala e 122 anni perché il capolavoro di Dvořák approdasse per la prima volta con la guida dell’esperto Tomáš Hanus nella sala del Piermarini. Un successo che fa ben sperare per le nostre sempre più asfittiche stagioni nostrane.
6. L’altro “Faust” di Firenze
Firenze, Teatro del Maggio Fiorentino – Doktor Faust di Ferruccio Busoni - Leggi la recensione
Uno degli ultimi frutti della gestione di Alexander Pereira dalle elevate ambizioni ma dai risultati non sempre conseguenti al Maggio Musicale. Il Doktor Faust di Ferruccio Busoni, il più raro dei molti Faust nella storia dell’opera, resta come uno dei risultati più significativi della controversa stagione del sovrintendente grazie all’eccellente prova dell’Orchestra del Maggio guidata da un provato talento della direzione come Cornelius Meister e all’estro visionario del team di regia capitanato da Davide Livermore.
7. Damiano uno e trino
Venezia, Teatro La Fenice – Les contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach - Leggi la recensione
Dopo innumerevoli stagioni aperte nel segno di Verdi, il Teatro La Fenice sceglie l’Offenbach dei Contes d’Hoffmann. Grande spettacolo firmato da Damiano Michieletto e il suo circolo che è un racconto di formazione ma anche la summa del percorso artistico del nostro regista dal profilo più internazionale.
8. Ad Amsterdam l’opera di domani è rivoluzione
Amsterdam, Opera Nazionale Olandese – Animal Farm di Alexander Raskatov, Perle Noir e Ändere die Welt - Leggi la recensione
Soggetti che parlino alla sensibilità contemporanea, una musica che non rinunci a comunicare a un pubblico vasto evitando facili banalizzazioni, cura estrema della dimensione produttiva. È la formula magica di un teatro musicale contemporaneo non confinato nelle cantine o in spazi accessibili ai soliti (pochi) amanti del genere, ma invece capace di riempire le sale con un pubblico realmente trasversale che non ha paura del nuovo. Un esempio da imitare.
9. La sostenibilità di Muti
Ravenna, Teatro Alighieri – Norma di Vincenzo Bellini e Nabucco di Giuseppe Verdi - Leggi la recensione
Che Riccardo Muti non ami troppo le licenze registiche è cosa nota. Per l’appendice autunnale del Festival di Ravenna torna sui due suoi cavalli di battaglia come Norma e Nabucco che si affida alla semplice suggestione di immagini su grandi schermi. Una formula sostenibile per l’ambiente ma anche per un pubblico che mostra sempre più insofferenza per le troppe licenze registiche?
10. Manzoni fa 90
Spoleto, Teatro Lirico Sperimentale – La legge e Gli occhi di Ipazia di Giacomo Manzoni - Leggi la recensione
Che poi nel frattempo sono già diventati 91. Non dimentica Giacomo Manzoni il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e propone due sue brevi opere, la prima composta nel 1955 a 23 anni, La legge, e la più recente, Gli occhi di Ipazia. Due lavori separati da quasi settant’anni ma legati dall’impegno etico-politico, il fil rouge di tutta la sua attività artistica.