Nel nome dell’ensemble fondato da Claudio Borgianni e Vincenzo Capezzuto nel 2011, Soqquadro Italiano, è racchiusa l’idea di mettere sottosopra i generi musicali, scombinando e sconfinando per mettere in discussione le categorie con le quali li classifichiamo e percepiamo.
L’idea di accostare il nome di Monteverdi a quello di Mina, apparentemente assurda, è oramai talmente rodata attraverso almeno cento performance da apparire naturale, come la voce di Capezzuto che rende plausibile questo accostamento che fa riflettere.
Quella che senza di lui sarebbe una forzatura, diviene un elegante gioco retorico, ricco di allusioni, nel quale i due estremi cronologici del Barocco e della canzone italiana degli anni Sessanta si sfiorano e a tratti sembrano quasi confondersi.
Tutto questo sul filo del rasoio dove un solo passo falso basterebbe a rovinare il gioco, ma che Capezzuto, prima danzatore e poi cantante, riesce a evitare con il pretesto che entrambi siano cresciuti a Cremona e che nei rispetti campi e distanza di secoli siano stati innovatori e “rivoluzionari”.
Il lungo viaggio della musica italiana, sottotitolo del concerto Da Monteverdi a Mina presentato nel programma della Istituzione Universitaria dei Concerti nell’Aula Magna dell’ateneo Sapienza di Roma, è stato l’occasione per parlare di questo progetto con i due fondatori del gruppo, nel corso della prova durante la quale sono stati registrati anche alcuni momenti salienti di questa transizione musicale.
In effetti forse siamo tutti figli di Monteverdi...