Benjamin Clementine conquista Roma

In piano solo, l’artista inglese torna all'Auditorium per un concerto intimo e speciale

Benjamin Clementine Musacchio & Jannello
Foto Musacchio & Jannello
Recensione
pop
Auditorium Parco della Musica, Roma
Benjamin Clementine
02 Agosto 2023

Qualcuno forse lo ricorda insieme ai Gorillaz in quel successo che fu "Hallelujah Money". Era il 2017 e per Benjamin Clementine era anche l’anno del suo secondo album (I Tell a Fly uscito due anni dopo At Least for Now).

Poi però è sembrato uscire per un po' dalla scena musicale, riemergendo lo scorso anno con un nuovo album – And I Have Been, ideato durante la pandemia – nel quale ha non ha mancato di denunciare lo sconvolgimento sociale ed economico che ha investito l’intero pianeta.

Abbiamo ritrovato Clementine ieri sera all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, dopo un’assenza di qualche anno, con la sua forte presenza scenica e soprattutto con la sua incredibile voce. Voce che, chiariamolo subito, in concerto risulta molto molto più piena e convincente di quella che la discografia ha finora consegnato al pubblico di appassionati, gli stessi che ieri sera sono accorsi ad ascoltarlo – tanti ma non tantissimi perché era chiaro che si trattava di un concerto molto particolare.

Solo sul palcoscenico della Cavea insieme a uno scintillante Steinway, Benjamin ha affascinato subito con quel suo particolare modo di suonare il pianoforte, seduto in alto su uno sgabello da bar, poche note per iniziare, armonie quasi minimaliste, per poi scatenare anche tutta la sonorità dello strumento al servizio della sua voce, calda e dotata di eccezionale estensione.

Il successivo arrivo di un quintetto di strumenti ad arco ha poi completato l’organico che l’artista inglese ha deciso di utilizzare per il suo concerto. Ma al centro di tutto è rimasto quasi sempre il solo Steinway, grazie al quale brani come "Residue" o "Gipsy" hanno cambiato letteralmente volto rispetto alla strumentazione, pur molto particolare, che si può ascoltare nell’ultimo album.

Grande coinvolgimento del pubblico, invitato tra l’altro a cantare insieme al musicista per ripetere ben cinquantacinque volte la frase che campeggia all’interno di Genesis: “We’re trapped in free” (“Siamo intrappolati nella libertà”).

Lo stile di Clementine, quello che si può cogliere in brani storici come "London", resta estremamente composito, un crogiolo dove vengono gettati, tra gli altri, ingredienti soul, folk, richiami al mondo del musical come pure al linguaggio di Erik Satie e di altri classici. Tuttavia forse non è stata l’originalità del risultato prettamente musicale quanto il modo personalissimo in cui questo musicista lo ha presentato – memore del suo passato di artista di strada – a stupire ed entusiasmare il pubblico in questa magica notte di mezza estate romana.

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