La vitalità di Noseda per Dvořák
In disco le luminose letture della 7a e dell’8a sinfonia di Dvořák dirette da Gianandrea Noseda alla guida della Philharmonia Zurich
È una vitalità che illumina due tra le più significative pagine sinfoniche di Antonin Dvořák quella che Gianandrea Noseda consegna a questa incisione, lavoro discografico che raccoglie due registrazioni dal vivo realizzate tra l’ottobre 2021 e il marzo 2022 all’Opernhaus di Zurigo.
Uscito nei primi giorni di quest’anno, il disco documenta idealmente l’avvio del lavoro di Noseda come direttore musicale generale dell'Opera di Zurigo, il cui debutto in occasione del primo concerto filarmonico è stato segnato dalla scelta dell’8a sinfonia di Dvořák, segno tangibile dell’interesse del direttore milanese nei confronti del compositore ceco che – con Bedřich Smetana e Leoš Janáček – ha rappresentato uno dei massimi protagonisti della musica boema del XIX secolo.
Se il linguaggio musicale di Dvořák si può definire «fluente e spontaneo» – secondo le parole di Giacomo Manzoni – la lettura che viene restituita in questa occasione di una composizione come la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 ha il pregio di evidenziarne tutte le stratificazioni espressive, a partire dal passo, al tempo stesso misurato e marziale, con il quale viene presentato il tema che apre la sinfonia, per poi tuffarsi nella festosa immediatezza delle battute successive, accompagnandoci fin da subito in quell’altalena di atmosfere che abitano questa pagina. Un carattere che proprio nel primo movimento “Allegro con brio” ritrova i momenti più pregnanti nella riproposizione – alternata ai gioiosi passaggi disegnati dal motivo tratteggiato da veloci note discendenti – dal riflessivo tema iniziale, fino al denso passaggio in cui lo stesso tema d’apertura viene affidato sullo fondo agli ottoni mentre gli archi tratteggiano una fitta tessitura timbrica, per poi confluire verso la vivace chiusa.
Dopo le diversificate atmosfere che ravvivano il secondo movimento Adagio – tra momenti più bucolici, sinuosi disegni melodici dal sapore vagamente esotico e addensamenti di segno più drammatico – è il successivo Allegretto grazioso che rapisce l’ascolto su quel passo di danza leggera e pregnante che Noseda riesce a declinare con un gusto potremmo dire vagamente “francese” – nel senso di certa dolce melanconia dei valzer da café-chantant – per poi immergersi nel segno caratteristico – al tempo stesso perentorio, popolare ed elegante – dell’Allegro ma non troppo finale.
Una vitalità che ritroviamo nella Sinfonia n. 7 in re minore op. 70, opera scritta per la Società Filarmonica di Londra che la commissionò a Dvořák in seguito ai successi ottenuti dall’autore in occasione della sua prima visita a Londra del marzo 1884. Anche nei confronti di questa pagina la lettura offerta da Noseda gode di una vivacità dal carattere ben definito e personale, significativamente assecondata da una compagine orchestrale che si conferma capace di rispondere alle differenti sollecitazioni del direttore, a partire dal nerbo denso e compatto – attraversato a tratti da morbidi slanci lirici – che segna l’Allegro maestoso iniziale.
Anche in questa pagina sinfonica, oltre al quieto passo ordinato che attraversa il successivo Poco adagio, troviamo nel terzo movimento l’oasi di maggiore originale ispirazione espressa dalla lettura di Noseda, capace di restituire questo Scherzo con una pregnanza nutrita al tempo stesso da un rapinoso giuoco di trasparenze timbriche e chiaroscuri dinamici da un lato e dall’altro dal bell’equilibrio tra il segno lirico dal sapore tipicamente boemo e un afflato danzante leggero e frugale assieme.
Una lettura, in sinesi, raffinata e vitale quella offerta da Noseda alla guida di un’affiatata e brillante Philharmonia Zurich, che offre attraverso questo disco l’invito ad ascolti piacevoli e ripetuti.