I canti della Corsica secondo Ravel

Il nuovo disco del mezzosoprano Éléonore Pancrazi fa riscoprire i canti della Corsica orchestrati da Ravel ventenne

Éléonore Pancrazi (foto Emmanuel Thomas)
Éléonore Pancrazi (foto Emmanuel Thomas)
Disco
classica
Éléonore Pancrazi
A voce di a terra
Oktav Records
2024

Maurice Ravel e la Corsica, un amore giovanile che il bel disco del mezzosoprano _, incoronata con una Victoire de la Musique nel 2019 nella categoria Rivelazione d'artista lirico, fa riscoprire in un lavoro appena pubblicato dalla giovane casa discografica Oktav Records . La scintilla tra Ravel e la Corsica è stato il conte Austin de Croze, personaggio poliedrico, scrittore e giornalista quanto musicista e etnomusicologo. De Croze svolse il servizio militare in Corsica e tra il 1885 e il 1888 raccolse sul campo in tutta l’isola motivi e canti popolari. Rientrato a Parigi chiese poi all’amico Ravel, allora ventenne e che aveva appena terminato gli studi al Conservatorio di Parigi, di armonizzare e orchestrare quei canti che lo avevano tanto affascinato. Ravel poi si appassionerà, come si sa, soprattutto alla musica iberica popolare e il manoscritto delle canzoni corse, che è di fatto il primo lavoro orchestrale di Ravel, è stato a lungo ritenuto perduto. Ritrovato in una collezione privata, si trova dal 1994 al Musée de la Corse di Corte, l'antica capitale della Corsica, città dove è cresciuta Éléonore Pancrazi che ha voluto accendere i riflettori su tale tesoro misconosciuto della sua città e, più in generale sulla bellezza e ricchezza del patrimonio musicale tradizionale di tutta Europa, capace di stare a fianco alle più belle arie liriche. Per il suo CD il mezzosoprano ha, infatti, costruito un percorso musicale originale che presenta i canti arrangiati in modo classico da Ravel insieme a brani di estrazione operistica, di Rossini e Thomas, che parlano di amore e nostalgia per il proprio Paese natale, nonché canzoni di altre tradizioni popolari, da canti francesi dell’Auvergne a melodie zigane dell’Europa dell’Est, a canti irlandesi. Brani che sono testimonianze viventi della cultura e delle storie dei popoli, dei loro valori e usi antichi, che raccontano dell’attaccamento alle proprie radici e della forza ancestrale che emana dalla propria terra, “questa forza che ha sempre nutrito il mio canto” spiega la Pancrazi, da qui il titolo del disco “A voce di a terra”. Della Pancrazi colpisce innanzitutto, oltre al bel timbro e alla tecnica sicura, l’eleganza del canto sempre espressivo, emozionante e caldo, nonché la versatile capacità interpretativa che pezzi dalle origini e di tipologie tanto diverse mettono ben in evidenza. I dodici canti corsi orchestrate da Ravel si susseguono rivelando quanta inventiva musicale e sapienza racchiude la musica popolare. Ci sono canti di lavoro di pastori e di pescatori, una gioiosa raccolta delle olive, c’è un canto guerriero che inneggia al militare patriota indipendentista Sampieru, c’è un brano “elettorale” di un pastore-sindaco e una canzone satirica delle genti di Bonifacio contro quelle di Zicavo. Ci sono i canti d’amore, la serenate strettamente codificate dalla tradizione, e quelli di morte, i lamenti e i “voceru” riservati alle morti violente. Canzoni, per buona parte originariamente delle polifonie orali, che Ravel sublima con la semplicità e genialità già di un grande arrangiatore e la Pancrazi fa rivivere con passione e ricchezza di accenti e sfumature. Commuove, in particolare, la struggente, dolcissima ninna nanna, “Nanna du Cuscione” dedicata alla memoria del soprano precocemente scomparso Jodie Devos. I canti corsi sono inframezzati dall’aria “O Patria… di tanti palpiti” dal Tancredi di Rossini, in cui l'eroe ritorna per la prima volta a Corinto dopo un lungo esilio, che consente di apprezzare il virtuosismo della mezzosoprano, la sua capacità di essere toccante quanto agile e brillante, e dalla celebre “Connais-tu le pays?”  da Mignon di Ambroise Thomas che è invece cantata ben evidenziandone tutto il suo contenuto nostalgico, languido e melanconico. Una sezione è dedicata ai canti popolari zingari raccolti da Anton Dvorák, le famose Ciganske Melodie, che la Pancrazi rende pure con una immedesimazione e un trasporto che la cantante si direbbe pure in parte originaria di quelle terre. Assai raffinata infine, la sua dolente interpretazione di una delle più note Folk Songs di Benjamin Britten: The last Rose of Summer. Le parti mancanti del manoscritto di Ravel sono state ricostruite da Antoine Simon che ha curato pure alcuni arrangiamenti, tranne quello della più famosa ninna nanna corsa, O Ciucciarella, che è invece arrangiata da  Jérémie Vuillamier in una originale versione solo strumentale, così come Vuillamier cura l’arrangiamento del bellissimo canto religioso dedicato alla Vergine Maria, divenuto inno della Corsica, Diu Vi Salvi Regina, che chiude il disco. Ad accompagnare la Pancrazi, i musicisti e le voci del collettivo ActeSix.

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