Pianca e gli arciliuti del Seicento
Luca Pianca interpreta toccate e danze dei principali artefici della musica italiana per arciliuti della prima metà del Seicento
Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento grazie alle nuove esigenze espressive della musica vocale, tesa ad esprimere gli “affetti” attraverso la monodia accompagnata in stile rappresentativo, la famiglia dei liuti si arricchì di nuovi strumenti in grado di eseguire l’accompagnamento del basso continuo che richiedeva una estensione della tessitura verso il registro grave. Per sostenere le lunghe corde di una seconda tratta si svilupparono liuti a manico lungo, tiorbe e chitarroni, con esemplari che potevano raggiungere anche i due metri di lunghezza. Le risonanze generate dalle corde di bordone conferirono agli arciliuti maggiore spessore e profondità timbriche e queste potenzialità vennero sfruttate dai liutisti che avevano già consolidato una letteratura musicale idiomatica affinata dal gusto rinascimentale.
Il titolo del nuovo disco solista di Luca Pianca fa riferimento all’aspetto del prolungamento del suono delle corde di questi strumenti, e alle doti improvvisative dei liutisti attivi nella prima metà del Seicento che sperimentarono le diverse possibilità offerte dall’ampliamento della tessitura, a cominciare da Alessandro Piccinini che si attribuì l’invenzione dell’arciliuto nella dettagliatissima introduzione rivolta “agli studiosi” della sua antologia Intavolatura di Liuto et di Chitarrone, Libro primo.
Nel testo di presentazione Pianca cita alcuni passaggi degli iniziali “avvertimenti, che insegnano la maniera, e il modo di ben sonare con facilità i suddetti Stromenti” relativi specificatamente al “Suonare netto” e al “Suonare Piano, e Forte” contenuti in questa intavolatura stampata a Bologna nel 1623.
Le parole di Piccinini relative al “suonare ondeggiato” e “affettuoso” nel quale “ogni minimo tocco di corda sia schietto come perla” sembrano il manifesto programmatico che ha guidato Pianca nella interpretazione delle musiche del liutista bolognese, e di quelle degli altri autori, sia eseguite con l’arciliuto come nel caso di Pietro Paolo Raimondo e Pietro Paolo Melli, che con la tiorba, come Giovanni Girolamo Kapsberger. In questo disco le loro correnti, gagliarde e toccate vibrano, fluiscono e respirano con straordinaria naturalezza e musicalità.