Fino al 3 aprile sarà possibile visitare alla Tate Britain di Londra Life between Islands – Caribean-British Art 1950s - Now, una mostra curata da David A. Bailey, direttore artistico dell’International Curators Forum, e Alex Farquharson, direttore della Tate Britain, che esplora il lavoro di artisti caraibici che hanno fatto diventare la Gran Bretagna la loro casa, insieme ad altri artisti britannici la cui opera è stata influenzata e ispirata da temi ed eredità caraibici.
Per l’occasione l’etichetta londinese Soul Jazz Records ha organizzato la raccolta Life between Islands - Soundsystem Culture: Black Musical Expression in the UK 1973-2006, una sorta di colonna sonora fatta di venti canzoni perfette per essere ascoltate lungo il percorso della mostra. La carne al fuoco è tanta, proprio come la nostra curiosità.
L’argomento non è nuovo, avevo già scritto dell’immenso contributo fornito dalla comunità caraibica alla cultura musicale britannica nell’articolo in cui recensivo il film Rudeboy: The Story of Trojan Records, presentato nell’edizione del 2019 di Seeyousound Festival. Questa volta c’è di più: la mostra infatti abbraccia quadri visionari e fotografie, moda, cinema e scultura, tracciando la straordinaria portata dell’arte caraibico-britannica in un’unica ambientazione.
Questa mostra è la celebrazione di come la gente caraibica è riuscita a forgiare nuove comunità e identità nell’Inghilterra del secondo dopoguerra, trasformando la cultura britannica in ciò che appare oggi.
È possibile ammirare opere di più di 40 artisti, tra cui Aubrey Williams, Donald Locke, Horace Ové – autore nel 1976 di Pressure, il primo lungometraggio girato da un regista britannico nero –, Sonia Boyce, Claudette Johnson, Peter Doig, Hurvin Anderson, Grace Wales Bonner e Alberta Whittle.
Partenze dolorose e arrivi brutali, gentilezza, crudeltà e comunità, rivoltà – l’uprising di Bob Marley –, oppressione e ingiustizia incessanti: tutto è reso attraverso film e fotografie potenti, sculture spettacolari e dipinti.
Vron Ware ha catturato scene emblematiche durante il Black People’s Day of Action che ha fatto seguito all’incendio di New Cross nel quale morirono 13 ragazzini: 20.000 persone marciarono per le strade di Londra per protestare contro le investigazioni “morbide” e inconcludenti della polizia. L’episodio fu l’ispirazione per Sir Collins per comporre l’album New Cross Fire Page One, interamente dedicato a Steve, il suo figlio diciassettenne morto nel rogo.
Anche il dub poet Linton Kwesi Johnson dedicò un brano all’episodio, “New Crass Massahkah” incluso in Making History, il suo lavoro del 1984.
«First di comin an di goin, in an out af di pawty, di dubbin an di rubbin an di rackin to di riddim, di dancin an di scankin an di pawty really swingin, den di crash an di bang an di flames staat fi trang, di heat an di smoke an di people staat fi choke, di screamin and di cryin and di diein in di fyah…» – New Crass Massahkah
Il brano di LKJ compare anche in Alex Wheatle, episodio della bella serie Small Axe che il regista Steve McQueen ha dedicato alla comunità caraibica di Londra negli anni compresi tra il 1969 e il 1982.
Ispirata dalla mostra, la nuova raccolta della Soul Jazz Records Life between Islands, sottotitolata Soundsystem Culture: Black Musical Expression 1973-2006, si concentra sui più importanti stili musicali emersi dal mondo tipicamente caraibico dei sound system.
E quindi l’album è un viaggio tra roots reggae, jungle, drum & bass, jazz-funk, lovers rock, jazz, dubstep e altro ancora, pescando a piene mani dal catalogo della Soul Jazz Records, formato in gran parte da questi generi. C’è spazio anche per i primi lavori dell’etichetta, come “Misty Winter” dei Digital Mystikz, un classico del dubstep da tempo introvabile.
Musicisti nati e formatisi in Gran Bretagna, di eredità caraibica e amanti del jazz e del funk afro-americani: il materiale risultante è per forza di cose esplosivo e questa raccolta lo riporta alla luce con approccio meritoriamente filologico.
«Questa colonna sonora concepita e compilata in maniera accorta è bella e varia proprio come l’arte, e offre storie di immigrazione e insediamento che possono esistere senza filtri o interferenze esterne, fornendo una vivida istantanea di una delle pietre angolari della cultura britannica nera», ha detto Lloyd Bradley, autore dei libri sul reggae Bass Culture e Sounds like London