La notizia più rilevante è la nomina di Daniele Gatti a direttore principale dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino con un incarico triennale dal 2022 al 2025, e infatti inaugurerà il festival del Maggio Musicale Fiorentino n. 84, il 12 aprile 2022, con Orphée et Euridyce, la versione francese del capolavoro di Gluck, e farà anche l’Arianna a Nasso dal 7 giugno, in cui, com’è suo costume, il sovrintendente Alexander Pereira si riserverà il ruolo parlato-cameo del Maggiordomo.
Una nomina prevedibile, quella di Gatti, se pensiamo all’ottimo rapporto con Alexander Pereira maturatosi nelle precedenti sovrintendenze di quest’ultimo, e allo scadere di incarichi come quello all’Opera di Roma. Ma Zubin Mehta non esce affatto di scena, serbando il titolo conferitogli a vita di direttore onorario, e infatti è presentissimo nel cartellone 2021-22, anzi lo inaugura, dirigendo a partire dal 30 agosto una nuova edizione di Così fan tutte in cui segnaliamo almeno il grande Thomas Hampson nel ruolo di Don Alfonso, poi dirigendo sia riprese che nuove produzioni, e sarà ancora, con la consueta frequenza, nelle successive stagioni e Maggi da qui al 2024.
Le idee di fondo e finalità con cui Gatti affronterà l’incarico sono state da lui illustrate in una conferenza stampa questo giovedì, dopo che, giorni addietro, era stato presentato il cartellone dal 30 agosto fino alla prossima edizione 2022 del festival del Maggio, di cui sono stati già annunciati i titoli operistici. Festival di cui si sta chiudendo in questi giorni l’edizione n. 83, con le repliche di Siberia di Giordano, edizione di lusso (dalla convinta direzione di Gianandrea Noseda, alla regìa complessa e ricca di spunti di Roberto Andò, alla splendida Sonya Yoncheva protagonista nel ruolo di Stephana) di una partitura tutto sommato mediocre.
Gatti si è detto interessato alla struttura, alla progettazione e alle finalità dei festival, a cominciare dalla coerenza tematica, e il suo incarico si basa sull’idea di fare “come a Salisburgo” creando due costole, due “piccoli Maggi” rispetto alla manifestazione principale –appunto il Maggio Musicale Fiorentino – da situare una in autunno e l’altra «tra Carnevale e Quaresima» (sic).
Manifestazioni imperniate, come dovrebbe essere il Maggio-Maggio ma in effetti non lo è stato quasi mai negli ultimi anni, su temi forti e capaci di suggerire anche i percorsi sinfonici: il mito greco, l’amore (argomento in effetti alquanto vasto, che si concretizza nel Maggio 2022 con due titoli che non potrebbero essere più diversi, i verdiani Due Foscari affidati a Carlo Rizzi e un Roméo et Juliette di Gounod, sul podio Henrik Nanasi), la fiaba, il Verdi maturo, il mito di Faust, il centenario pucciniano del 2024 per cui Gatti si è riservato una Manon Lescaut, e poi un “doppio Maggio” wagneriano per le edizioni 2023 e 2024 con i titoli principali (Lohengrin, Maestri Cantori, Tannhauser, Parsifal) equamente spartiti fra lui e Zubin Mehta. Temi, idee grandiose, che possono fare da contenitore a molti titoli e progetti, per Gatti, per Mehta e per altre bacchette, e infatti si è parlato di Flauto Magico, Oedipus Rex, Faust di Busoni, Rake’s Progress, Ballo in maschera, Lulu...
Chissà? È dai tempi di Matteo Renzi sindaco, e la cosa continua con il suo successore Dario Nardella, che l’amministrazione fiorentina si pasce nell’ambizione, forse nel mito, di un teatro fortemente proiettato sul pubblico dei grandi eventi internazionali, ora più che mai con Pereira, una Firenze-come Salisburgo – idea che pure ci sembra presentare, se è lecito, non poche criticità, se si deve andare al di là della capacità indubbia di Pereira di chiamare i grandi divi di sicuro richiamo.
Come Anna Netrebko, protagonista di un formidabile concerto il 27 giugno, e l’intramontabile Placido Domingo, che ritroveremo ancora a settembre-ottobre come Germont in alternanza con Leo Nucci in una Traviata diretta da Mehta e con la regìa di Davide Livermore, con Nadine Sierra protagonista.
Certo, come detto, se Pereira ha una dote è quella di attirare anche a Firenze i divi. E tuttavia, se tiriamo le somme di questo Maggio, possiamo annoverare, su quattro opere, un esito buono (l’Adriana), uno ottimo (Il ritorno di Ulisse in patria, e salutiamo con molta soddisfazione il ritorno nel Maggio del 2022 di una regia di Robert Carsen per l’Alceste di Lully con la direzione di Federico Maria Sardelli), un mezzo fallimento (la Forza del Destino Mehta-Fura) e, ribadiamo, un’edizione di lusso di una partitura mediocre (Siberia); sul versante sinfonico dopo il bell’inizio con Chung e Muti, c’erano i Beethoven e Brahms di Mehta già sentiti tante volte, e poco più, se si eccettua il grande evento del concerto della Netrebko.
Insomma, se si vogliono fare tre festival invece di uno, ce n’è, del lavoro da fare, delle reti da ricostruire, dal ritrovare vocazioni storiche e importanti del festival, prima di tutto lo sguardo sulla contemporaneità, sulla visualità, e la stretta relazione con le altre e innumerevoli realtà fiorentine.
Intanto sembra andare a fine la lunghissima vicenda della costruzione di questa struttura, il teatro nuovo inaugurato nel 2021, ai limiti del Parco delle Cascine. Mentre il vecchio Comunale è sventrato dalle ruspe, la famosa seconda sala o auditorium finalmente si farà, e contemporaneamente sarà finalmente completata la realizzazione del palcoscenico nella sala principale, di cui abbiamo più volte riferito le criticità. E questo significa che la programmazione si sposterà dal dicembre 2021 nell’auditorium finalmente completato, ma con un numero di posti molto inferiore.
Detto questo, ed evidenziate le criticità, c’è da dire che il cartellone 2021-22 è effettivamente ricco e importante, con nove opere e tredici concerti. Segnaliamo solo le cose che ci sembrano più importanti: a novembre, dopo le lunghe tournée in Cina e in Europa di ottobre e novembre, il Falstaff diretto da John Eliot Gardiner con Nicola Alaimo protagonista (dal 19 novembre); in dicembre una Madama Butterfly nel nuovo allestimento di Chiara Muti con Svetlana Aksenova protagonista; ci si sposta nell’auditorium nuovo per Fidelio diretto da Mehta con Peter Seiffert e Lise Davidsen protagonisti e le scene ispirate alle carceri del Piranesi (dal 23 dicembre), e si prosegue con il Pipistrello straussiano ancora diretto da Mehta (dal 16 gennaio ‘22); arriva poi finalmente in auditorium uno spettacolo che avrebbe dovuto debuttare nel Maggio 2020, l’opera giovanile di Luigi Cherubini Lo sposo di tre marito di nessuna con Diego Fasolis sul podio.
La stagione operistica 2021-22 si chiude a marzo 2022 con Mascagni, L’Amico Fritz, per cui segnaliamo almeno la regìa di Rosetta Cucchi di cui abbiamo tanto apprezzato Resurrezione di Alfano nel gennaio 2020. Fra i programmi sinfonici, segnaliamo almeno il concerto dantesco diretto da Riccardo Muti il 13 settembre; il novantaduenne von Dohnanyi che sale sul podio dell’Orchestra del Maggio il 1° ottobre per Ives, Ligeti e Cajkovskij; un interessante programma di Mehta, il 28 ottobre, che collega la Seconda Scuola di Vienna (i tre Frammenti da Wozzeck di Alban Berg) a Bruckner e Mahler (l’Adagio della Decima), l’orchestra del Marinskij diretta da Gergiev (11 dicembre), l’Orchestra di Montecarlo diretta da Charles Dutoit con Martha Argerich (10 gennaio). In corso di definizione i programmi che saranno diretti il 26 febbraio da James Conlon e Franz Welser-Most.