Il Mendelssohn denso e brillante del Gustav Trio

I trii con pianoforte op. 49 e op. 66 in una bella incisione del Gustav Trio, uscita per i 210 anni dalla nascita del compositore

Trio Gustav Mendelssohn
Disco
classica
Gustav Trio
Felix Mendelssohn-Bartholdy – The Piano Trios
Da Vinci Classics
2019

In questo tributo a Mendelssohn proposto dal Gustav Trio possiamo ritrovare tutto quell’afflato romantico ricondotto nell’alveo di una perfezione formale cristallina che fece entusiasmare Schumann all’ascolto dell'op. 49 del compositore di Amburgo. Quando il primo Trio in re minore per pianoforte, violino e violoncello venne presentato dall’autore a Lipsia nel settembre del 1839, infatti, Schumann scrisse: «questo è il lavoro di un maestro […]. Questo Trio è una eccellente composizione che tra qualche anno delizierà i nostri nipoti e pronipoti. Mendelssohn è il Mozart del nostro momento storico, il più brillante dei musicisti, quello che ha individuato più chiaramente le contraddizioni dell'epoca e il primo che le ha riconciliate tra di loro».

Una sintesi, quella schumanniana, sicuramente ben presente ai componenti di questa formazione – Olaf John Laneri (pianoforte), Francesco Comisso (violino) e Dario Destefano (violoncello) – impegnati a omaggiare il compositore tedesco con questo lavoro discografico uscito a 210 anni dalla nascita e che riunisce il Trio n. 1 in re minore op.49 e il Trio n.2 in do minore op.66, quest’ultimo apparso nel 1845.

Il primo movimento dell’op.49 rivela fin dalle prime note il suo carattere passionale, col primo tema al violoncello stagliato in maniera decisa per poi peregrinare tra gli altri strumenti sulla scia di uno sviluppo trascinante, con evidenze dinamiche affascinanti, disciolte nella conclusiva rincorsa lungo la tastiera del pianoforte. Segnato dalla melodia che passa dal pianoforte all’intreccio dei due archi con il suo disegno disteso e un poco melanconico, il secondo movimento si dipana in un giuoco di intrecci timbrici e soluzioni melodiche guidato nel suo dispiegarsi dallo stesso pianoforte, presenza costante che ora prende la scena nel ritagliare l’andamento tematico, ora lavora sottotraccia nell’intaglio armonico di fondo.

E sempre il pianoforte lancia i veloci inseguimenti tematici che aprono il terzo tempo di questa composizione, dove la brillantezza del fraseggio si scioglie con naturalezza nel dialogo “vivace” e “leggero” dei tre musicisti, proprio come richiesto da questo Scherzo. Più ombrosa l’atmosfera che apre l’ultimo movimento, segnata da un andamento quasi marziale nel procedere scandito del tema principale, carattere che i tre musicisti restituiscono con bell’equilibrio, nutrito da un’attenzione ai bilanciamenti sonori che vengono valorizzati anche da un gusto timbrico che pare uno degli elementi più apprezzabili, assieme a una solidità tecnica naturale e comunicativa, di questa formazione.

Un dato, quello relativo a una cifra strumentale equilibrata e, al tempo stesso, ben connotata, che emerge anche nel secondo trio mendelssohniano, confermando una lettura nutrita di carattere interpretativo e solidità tecnica coinvolgenti, come emerge dal crescendo espressivo con il quale viene restituito l’Allegro “energico e fuoco” iniziale. Una personalità che questo trio riesce a plasmare anche nell’andamento riflessivo che segna l’Andante espressivo seguente, tratteggiato attraverso un’attenta valorizzazione degli equilibri strumentali e di quegli snodi armonici che si confermano uno dei caratteri più interessanti di questo movimento.

Gli esuberanti scarti dialogici del rapido Scherzo, serrati ma sempre morbidi negli scambi dinamico-timbrici, e le ispirate campate melodiche che disegnano l’andamento del Finale, quasi teatrali per lo scambio dei ruoli, ora in primo piano ora dietro le quinte, recitati dai tre strumenti, suggellano un lavoro interpretativo che il Gustav Trio è riuscito a compiere delineando un efficace equilibrio tra la densità espressiva racchiusa in queste pagine mendelssohniane e il carattere timbrico assieme denso e brillante che connota questa formazione.

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