Magnetic Fields, canzoni come sveltine
Quickies è il nuovo lavoro dell’artigiano pop statunitense Stephin Merritt con il marchio The Magnetic Fields
Per farla breve, stando al titolo, si tratta di canzoni come “sveltine”: 28 in poco più di tre quarti d’ora, da un minimo di 13 secondi a un massino di due minuti e 35. È il nuovo divertissement concepito nel recinto del suo progetto principale, intestato a The Magnetic Fields, dall’artigiano pop statunitense Stephin Merritt, altresì implicato nelle imprese di The 6ths, Gothic Archies e Future Bible Heroes, nonché fornitore di partiture per il cinema e il teatro (nel 2010 si è aggiudicato un Obie Awards per quelle destinate al musical off-Broadway derivato da Coraline di Neil Gaiman).
Già artefice di ambiziose opere tematiche quali 69 Love Songs e 50 Song Memoir, Merritt nell’occasione si è esercitato in composizioni dal formato conciso dichiarando di essersi ispirato alla tradizione barocca francese per clavicembalo, alla flash fiction di Lydia Davis e alla recente avventura narrativa da lui stesso affrontata scrivendo 101 Two Letter Word, testo dedicato alle parole più corte che si ottengono giocando a Scarabeo. Affiancato anzitutto dai collaboratori abituali, ossia Sam Davol, Claudia Gonson, Shirley Simms e John Woo, impegnati a manovrare strumenti a volte insoliti (un violoncello ricavato da una cassa di vino, l’ukulele, la chitarra e il violino creati usando scatole da sigari), il cinquantacinquenne Merritt ha disegnato così un bizzarro affresco del Sogno Americano ridotto in pillole, dove fra le varie cose si ammirano Castelli d’America e Le più grandi tette della storia, imbattendosi tanto nell’Amico Belzebù quanto in Gesù. A proposito di quest’ultimo, con cui ha appuntamento, Simms canta: “È un single sui trent’anni e stanotte sono attizzata”.
Gli ingredienti impiegati dai Magnetic Fields sono quelli consueti: una maestria manierista nell’armeggiare i canoni pop del Novecento (dal modello Beach Boys evocato nell’iniziale “Castles of America” al country stile Nashville di “My Stupid Boyfriend”), dosi omeopatiche di malinconia ("L’amore andato storto", oppure "Il ragazzo nell’angolo") e viceversa abbondanza d’ironia (“Datemi una vera star del rock’n’roll, qualcuno con la chitarra insanguinata, qualcuno che vesta come uno zar”, in “Rock’n’Roll Guy”). Ne condensano efficacemente il gusto la ballata acustica chiamata sul filo dell’ossimoro “Kraftwerk in a Blackout” e l’agrodolce vaudeville di “(I Want to Join a) Biker Gang”, intonato dal protagonista con il tipico tono baritonale.
E volendo si rintraccia persino una certa verve populista nell’eloquente “The Day the Politicians Died”, in cui “ridono in miliardi e nessuno piange” e “i festeggiamenti si propagano nel mondo”.
Disponibile da fine maggio su cinque EP in vinile o CD, mentre fin d’ora è reperibile sulle piattaforme digitali, Quickies non ha la stazza dei migliori lavori targati The Magnetic Fields, ma offre comunque un campionario soddisfacente delle qualità che hanno reso prezioso quel marchio.