Caribou, l'elettronica umana

Suddenly è il nuovo album del produttore Dan Snaith, alias Caribou. Ed è un piccolo capolavoro

Caribou nuovo album Suddenly
Disco
pop
Caribou
Suddenly
Merg
2020

C’è qualcosa del Dottore in Matematica, titolo da lui conseguito nel 2005, in ciò che produce sul piano musicale Caribou – alias Dan Snaith, quarantunenne canadese residente da tempo a Londra: la maestria combinatoria con la quale assembla un mosaico sonoro composto da frammenti di varia provenienza, fra campionamenti di materiali altrui e loop strumentali realizzati in studio (a suo dire addirittura 900 nella circostanza).

Non per questo si tratta di algide costruzioni mentali: al contrario, soprattutto nel disco nuovo. Suddenly è il settimo in carriera da quando – nel 2001 – l’ha avviata con lo pseudonimo Manitoba, mutato poi in Caribou, titolare di almeno un paio di opere notevolissime, sia in termini artistici sia sul fronte mercantile, ossia Swim (2010) e Our Love (2015), entrambe trainante da brani di vasta popolarità (rispettivamente “Odessa” e “Can’t Do Without You”, quest’ultimo con un totalizzatore sulla scala dei milioni: quasi 50 gli streaming su Spotify e oltre dieci le visualizzazioni su YouTube).

Specialità di Caribou, dopo gli esperimenti iniziali di natura psichedelica, è diventata un’elettronica dal volto umano: in Suddenly (intestazione suggeritagli dal vocabolo appena appreso della figlia minore) tale qualità è – dicevamo – ancora più evidente. In apertura “Sister” si rivolge appunto alla sorella e lo fa utilizzando a un certo punto la registrazione su nastro di una ninna nanna intonata dalla madre: accade mentre il protagonista eleva in falsetto una melodia elegiaca su un fondale ambient reso inquieto dalla maniera in cui viene alterato il timbro della tastiera. Alla perdita di un affetto caro è ispirato invece il seguente “You and I”: “Ora te ne sei andato e io rimango qui in attesa (…) Sembra di avere un buco dentro, che non se ne andrà (…) Puoi prendere il tuo posto nel cielo, io troverò un modo di andare avanti quaggiù”, recita malinconicamente il testo, a dispetto dell’accattivante andamento pop, guarnito da un inserto di voce “strizzata” artificialmente e agitato nel finale dall’irruzione lancinante di una chitarra elettrica imbracciata dal connazionale Colin Fisher, colonna del free jazz in Canada, impegnato qui pure al sax tenore.

Si muove sul terreno delle relazioni private anche “Like I Loved You”, che su un elegante canovaccio a base di cadenza hip hop “old school”, arpeggio da flamenco e armonizzazioni R&B rievoca con amarezza un vecchio amore: “Lui ti ama come ti amavo io? Ti manco mai quanto tu manchi a me?”.

All’attuale compagna, viceversa, è immaginabile sia rivolto il rarefatto madrigale cibernetico che conclude la sequenza: “Se mi ami, vieni ad abbracciarmi, dimmi cosa fare, sono a pezzi, stanco di piangere, abbracciami forte e basta”. È dunque un album molto personale, se non proprio biografico: lo testimonia un impegno dell’autore al microfono mai tanto pronunciato nei lavori precedenti, a volte alternato a voci catturate nel bazar del vintage, ad esempio quella di Gloria Barnes in “Home”, stagionato standard del “northern soul” resuscitato nell’episodio omonimo, confezionato da Snaith avvalendosi del contributo agli arrangiamenti del collega e amico Kieran Hebden, alias Four Tet.

E se in “Sunny’s Time” gli accordi deformati di un pianoforte neoclassico alla Debussy entrano in rotta di collisione con un inopinato guizzo trap, “Never Come Back” sviluppa un esuberante tema house che pare mutuato dal repertorio del suo alter ego da “clubbing” Daphni.

Sotto una patina da facile ascolto, Suddenly offre in realtà un campionario musicale di concezione raffinatissima, ed è perciò un piccolo capolavoro.

 

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