È Festival in Casa Rana!
A Lecce, la terza edizione di Classiche ForMe
Si parla spesso di valorizzare il territorio attraverso sinergie culturali: ed ecco spuntare il festival musicale Classiche ForMe, immerso nello splendore del barocco leccese. Ideatrice, direttrice e strenua propugnatrice ne è l’irrefrenabile Beatrice Rana, pianista salentina di 26 anni appena, ma già Premio Abbiati e Cavaliere della Repubblica, che col supporto tecnico e artistico della famiglia (tutti musicisti) realizza l’utopia di una rassegna ben altro che “popolare”, attirando a Lecce esecutori di particolare qualità. E il pubblico risponde benissimo, al punto che per questa terza edizione si sono dovuti individuare spazi più ampi, finiti comunque sempre sold out.
L’elegante chiostro dell’Antico Seminario, nella scenografica Piazza Duomo (acustica mirabile, benché open air, capace di onorare anche i pianissimi più impalpabili) diventa così il salotto di casa per i concerti di punta serali, mentre il cortile del rinascimentale Palazzo Tamborino Cezzi, con sfondo naturale d’un rigoglioso giardino, ospita i concerti mattutini e pomeridiani, affidati a giovani concertisti di importanti istituzioni didattiche (i Conservatori di Lecce, Bari, Roma e la Scuola di Fiesole).
La formula ricorda quella del Progetto Marta Argerich a Lugano: la padrona di casa non suona mai sola, ma sempre affiancandosi ai suoi amici musicisti (Classic For Me!) in programmi raffinati e caleidoscopici, senza alcuna concessione al facile e all’ovvio. Di sera in sera, si va dalla Sonata per due violini di Prokof’ev a quella per due pianoforti e percussioni di Bartók, da Xenakis a Tan Dun, senza disdegnare una prima assoluta di Silvia Colasanti commissionata dal festival. Persino le note di sala che accompagnano i concerti, a firma di Giacomo Fronzi, spiccano per erudizione.
Gli ospiti principali della prima serata sono la violinista olandese Simone Lamsma, che con Beatrice Rana spreme appassionatamente ogni nota della Sonata per violino e pianoforte di Franck, e il baritono leccese Vittorio Prato, interprete fra i più eleganti dell’attuale scena belcantistica, che cesella testi in quattro lingue con musiche di Borodin, Ravel (il Don Quichotte), Strauss e Tosti (sì, ma il raro Tosti inglese!): ed ogni pezzo è un cammeo, intercalato da ancor più rare pagine di Dvořak per un quartetto d’archi tutto al femminile (c’è anche la sorella violoncellista, Ludovica Rana).
La seconda serata coniuga una sfrenata coppia di pianoforti affiatatissimi – con Beatrice, il suo storico maestro Benedetto Lupo – alle percussioni del funambolico Simone Rubino, che sorprende e incanta suonando letteralmente l’acqua della Water Cadenza di Tan Dun, immerso in una luce surreale; dopo di che, fin le più sperimentali percussività bartokiane (sui due pianoforti, circondati da ogni sorta di strumento idiofono) risuonano “classiche” all’occhio e all’orecchio.
L’ultimo concerto vede come ospiti d’onore i coniugi Schumann, dalle Romanze per violino e pianoforte di Clara al Quartetto con pianoforte di Robert, dove il pianismo di Beatrice Rana può finalmente assurgere in bella evidenza, prima inter paresfra gli archi ruggenti di Simone Lamsma, Sara Ferrández ed Ella van Poucke. Alla celebre coppia di compositori si ispira Silvia Colasanti nel suo Lamentoper viola (simboleggiante lei) e violoncello (lui), che si rincorrono fra lacerti di melodie romanticheggianti e abbrivi bachiani. Nemmeno un tentativo di contrappunto per le due linee strumentali: sfiducia nel ménagedi coppia fra i due artisti? Di certo un brano strutturalmente “rinunciatario”...
D’un soffio, anche la terza edizione del festival Classiche ForMe è sbocciata e conclusa. Non sembri troppo encomiastico questo breve diario: non abbiamo regalato nulla al livello altissimo delle singole proposte! E le basi per una lunga vita, sempre più ricca di stimoli e passioni, ci sono tutte.
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