I migliori dischi di world e folk del 2018: canzone, elettronica, ballo (folk e non), rock psichedelico, rumba, pizzica… Dalla Sardegna al Congo, dal Salento al Canada, il meglio delle musiche del mondo dell’anno che sta finendo: ecco a voi il best of del gdm, i 20 dischi folk e world più belli del 2018.
I 20 MIGLIORI DISCHI WORLD 2017
I 20 MIGLIORI DISCHI JAZZ 2018
LE 10 MIGLIORI OPERE LIRICHE 2018
1. Elena Ledda, Làntias, S’Ard Music
Un disco ogni nove anni, non serve molto di più se si azzeccano tutte le canzoni e la produzione: perché Làntias di Elena Ledda, voce della Sardegna world, è un disco di canzoni. Delicate, dolci, da canticchiare – anche se non si conosce il sardo.
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2. Yasmine Hamdan, Jamilat Reprise, Crammed
Quattro lustri fa era la metà esatta dei notevoli Soap Kills. Oggi un’incantevole signora libanese del suono mediorientale più aperto: anche alle riletture remix. E pure se a rileggere Jamilat e la sua voce c’è anche lei stessa, paradossalmente. Ma non troppo.
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3. Baloji, 137 Avenue Kaniama, Bella Union
Tra rap e rumba congolese, il belga Baloji è la versione più underground di Stromae, e non si spiega come mai non sia ancora esploso nel mainstream. Ma è questione di tempo: un brano di questo 137 Avenue Kaniama è finito nella colonna sonora di Fifa 2017.
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4. Angélique Kidjo, Remain in Light, Kravenworks
Rifare il disco capolavoro dei Talking Heads? Operazione oziosa, a meno che non ci si metta la diva Angélique Kidjo, associando nell’operazione gente come Ezra Koenig dei Vampire Weekend, Devonté Hynes (alias Blood Orange) e il produttore di Kanye West e Rihanna Jeff Bhasker. Il risultato? Una bomba, che rilegge in chiave afrobeat – tra fiati e chitarre e citazioni di Fela – un disco che afro lo era in partenza. Riportando tutto a casa, insomma.
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5. Li Ucci Orkestra, Concerto alla Rimesa, Kurumuny
La piazza municipale di Cutufriano, la “Rimesa”, la gente che affolla ogni spazio. E sul palco in libera alternanza un gruppo di cantori vecchi e giovani, con le voci antiche e freschissime. Sostenute in volo radente e ritmicamente congestionato da un’orchestra che spinge, sbuffa e scalpita, e canta essa stessa.
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6. Ester Formosa & Elva Lutza, Cancionero, Felmay
Un sound originale basato su chitarra e tromba, la voce catalana di Ester Formosa, qualche tradizionale e qualche oscura cover dal repertorio della canzone d’autore – da Stefano Rosso a Bruno Lauzi – per il nuovo disco del duo sardo Elva Lutza.
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7. Monsieur Doumani, Anghatin, autoproduzione
Freak folk da Nicosia per Monsieur Doumani, bizzarro trio tsouras-chitarra-trombone che racconta – fuori da ogni cliché – scazzi e gioie della gioventù alternativa cipriota.
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8. Xylouris White, Mother, Bella Union
Se il post rock fosse nato a Creta, suonerebbe come il duo Xylouris White, tra il lauto di Georgios Xylouris, erede di una famiglia di virtuosi, e la batteria di Jim White, uno dei migliori strumentisti della scena alternativa austrialiana e statunitense (già con i Dirty Three di Warren Ellis).
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9. Ammar 808, Maghreb United, Glitterbeat
Fuori da ogni cliché terzomondista, l’elettronica sporca del tunisino (ma di stanza a Bruxelles) Sofyann Ben Youssef – alias Ammar 808, in onore della celebre drum machine Roland – è semplicemente irresistibile, soprattutto dal vivo.
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10. Dirtmusic, Bu Bir Ruya, Glitterbeat
Non tutte le cose del progetto Dirtmusic di Chris Eckman e Hugo Race hanno funzionato in passato. Questo capitolo dell’avventura, che dal Mali si sposta nella Istanbul dei Baba Zula, è invece riuscitissimo: rock-blues psichedelico che non mancherà di soddisfare anche i nostalgici.
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11. Samurai, Te, Visage Music
Secondo disco per il supergruppo all-star dell’organetto diatonico, ora con Riccardo Tesi, Kepa Junkera, Markku Lepistö, David Munnelly e il giovane piemontese Simone Bottasso: per allargare le frontiere – del repertorio per lo strumento, e di quello che può fare.
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12. Emilyn Stam & Filippo Gambetta, Shorelines, Borealis Records
Le belle amicizie spesso producono anche grande musica. Quella tra l’organettista Filippo Gambetta e la violinista e pianista canadese Emilym Stam ha molti anni, molta musica alle spalle, e una scaturigine nel ricordo di un altro amico comune, Oliver Schroer. Un dialogo danzante e festoso che sembra una conversazione fitta.
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13. Raffaello Simeoni, Orfeo incantastorie, Finisterre
Nella nostra fretta inconcludente di volere tutto e subito, un clic e via, l’azzardo di scrivere e registrare un doppio cd che nessuno potrebbe avere il tempo di ascoltare è totale. Non è vero che non c’è il tempo: non c’è se non avete più voglia di ascoltare storie nuove e incantate che sembrano arrivare da tanto tempo fa.
14. Marco Rovelli, Bella una serpe con le spoglie d’oro, Squilibri
Duro omaggiare Caterina Bueno, grande maestra del folk revival scomparsa nel 2007: Marco Rovelli ce la fa con classe, sottraendo più che aggiungendo, e trovando una sua personale via al repertorio della tradizione toscana.
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15. Altan, The Gap of Dreams, Compass Records
Mairéad Ní Mhanoaigh, con una benevola ostinazione che sembra sfidare ogni avversità da un trentennio tiene in vita la creatura musicale gaelica che prende il nome da un lago del Donegal. Ha voce di cristallo, e un violino che parla la lingua dell’erba e dell’acqua. E navigati compagni di avventure sonore. Classe superiore.
16. Officina Zoè, Incontri Live, Kurumuny
La cultura è fatta di incontri, non di lucchetti, fucili spianati, muri e tradizione intesa come filo spinato. Retorica? No, memento per i nostri tempi amari. Salutare antidoto dal Salento è l’Officina Zoè, non nuova a rimescolare le carte in gioco, al confronto con Mali, Egitto, Burkina Faso, Turchia, Mongolia, Lapponia.
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17. Radiodervish, Il sangre e il Sal, Ala Bianca
Un disco nato col crowdfunding, e meno male che qualcuno se l’è inventata, questa formula. Sennò non avremmo questo ennesimo capitolo di una band veterana che odora di salmastro, di spezie, di commerci, di lingue mediterranee che si incrociano e che si comprendono, l’una con l’altra.
18. Agricantus, Akoustikòs, CNI
A volte è necessario tornare sulle impronte che hanno lasciato i propri passi per ritrovare la strada e ripartire. Anche se si è in giro da quasi quarant’anni. Il nuovo è la voce luminosa di Anita Vitale, la trama storica Laguardia, Lo Cascio, Rivera, e tanti amici di suono di un’epoca fa come Enzo Rao.
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19. Riccardo Tesi & Banditaliana, Argento, Visage Music
Si dovesse mai assegnare un premio per la world music a un artista che mai, proprio mai ha fatto un passo falso o ha avuto un calo di creatività, il primo nome da cavare dal mazzo esiguo di carte sarebbe Riccardo Tesi. L’organettista pistoiese con la sua Banditaliana è una palla di energia poetica che rotola senza intoppi. Oggi come un quarto di secolo fa.
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20. Lio, Lio canta Caymmi, Crammed
Lio, tre lettere una dopo l’altra, è una presenza musicale compatta, a dispetto del suo nome vero, Vanda Maria Ribeiro Furtado de Vasconcelos. Pochi oggi ricordano Dorival Caymmi, un gigante della musica popular brasileira: lo ha fatto lei, con una grazia gentile e sorridente, e un senso della misura spesso latitante negli omaggi.
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