Il violoncello del cardinale
Le sonate dei violoncellisti al servizio del cardinale Ottoboni nella Roma barocca
Il violoncello del cardinale potrebbe essere il titolo di un romanzo, ma in effetti le vicende musicali degli artisti attivi nei palazzi romani delle famiglie aristocratiche tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento sarebbero degne di una novella per la fitta trama di incontri, collaborazioni, rivalità e sodalizi.
Il nome dell’ensemble diretto da Marco Ceccato – Accademia Ottoboni – si riferisce al cardinale veneziano Pietro Ottoboni, il cui mecenatismo attirò a Roma alcuni fra i più importanti compositori dell’epoca, come Alessandro Scarlatti, Handel e Corelli. Ma nell’orchestra diretta dal celebre violinista suonavano alcuni tra i migliori musicisti dell’epoca, e fra questi dei violoncellisti che a loro volta erano compositori i cui nomi con il passare del tempo sono stati dimenticati. Grazie a questo disco è possibile scoprire alcuni protagonisti di una parte significativa delle attività musicali della Roma barocca, sebbene il loro ruolo non sia stato determinante quanto quello di Corelli per la definizione dello stile e del linguaggio della sonata.
Pur essendo autori di oratori, cantate e in alcuni casi anche opere, erano noti per le loro doti di strumentisti, come risulta dai loro soprannomi: “Giovannino del violone, ossia Giovanni Lorenzo Lulier (ca. 1660-1700), che prima di far parte della corte del nipote del papa Alessandro VIII (Pietro Vito Ottoboni) era stato “aiutante di camera” di Benedetto Pamphili, l’altro importante cardinale mecenate; Filippo Amadei (1690-1730) che al servizio del cardinale Ottoboni sembra fosse noto come “Pippo del violoncello”, e che suonava con Corelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi; e “Giovannino del violoncello”, ossia Giovanni Battista Costanzi (1704-1778) operista e virtuoso al quale si devono alcune innovazioni nella tecnica dello strumento. Ma la figura artistica più eclettica fra i violoncellisti che gravitarono nell’orbita della corte ottoboniana sembra quella di Nicola Francesco Haym (1678-1729), che dopo il suo trasferimento a Londra si distinse anche come operista, librettista ed impresario.
L’avvicendamento di questi virtuosi testimonia l’intensità della vita musicale romana favorita dalla munificenza e dalla passione per la musica del cardinale fondatore di accademie e protettore degli artisti, e gli altri autori delle sonate registrate dalla Accademia Ottoboni in questo interessante disco sono di Pietro Giuseppe Gaetano Boni (1686- ca. 1741), Giuseppe Maria Perroni (ca. 1699-1737) e Giovanni Bononcini (1670-1747).